Il venerdì sera di Beppe Grillo: bancomat chiusi e Italia fuori dall’Euro

di Emiliano Condò
Pubblicato il 24 Giugno 2013 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA
beppe grillo

Beppe Grillo (foto LaPresse)

ROMA – Un venerdì sera. Uscite per andare a cena fuori, o forse al cinema. Passate prima al bancomat per il solito prelievo. E lo trovate spento. O forse acceso ma comunque offline. La sostanza è la stessa: il bancomat non vi dà i soldi. Stesso discorso se col bancomat cercate di pagare qualcosa. Linea assente. E’ il venerdì sera di Beppe Grillo, per ora solo teorizzato, il venerdì sera in cui l’Italia esce dall’Euro.

Catastrofe? Per Beppe Grillo sembra proprio di no. Al contrario è uno scenario da preparare e pianificare, magari senza avvertire per tempo i diretti interessati, gli italiani, per impedire l’assalto ai bancomat modello Cipro. Non a caso, racconta Repubblica, tra gli onorevoli a 5 Stelle circola in questi giorni un manuale di più o meno 70 pagine, manuale realizzato dal gruppo “Economia a 5 Stelle”. Si tratta di un gruppo di lavoro che raccoglie alcuni parlamentari, economisti di area M5s e esperti del settore.

Lo studio  analizza una serie di scenari possibili, 5 come le stelle grilline, sul possibile futuro economico dell’Italia. E il più interessante sembra essere proprio l’ultimo: “Pro e contro dell’uscita del nostro Paese dall’euro”. M5s, insomma, ci pensa davvero e non si limita a teorizzare referendum più o meno attuabili.

Sempre nello studio c’è un capitolo dedicato al caso catastrofico, quello dell’uscita improvvisa dell’Italia dall’Euro causa inasprimento improvviso della crisi. Il “venerdì di Grillo” di cui sopra. Scrivono gli “economisti a 5 stelle”:

L’annuncio andrebbe dato di venerdì sera, a mercati e banche chiusi, impedendo di ritirare dagli sportelli bancomat fino al giorno di riapertura dei mercati, purché si abbiano già pronte le nuove banconote da far circolare; in caso contrario occorrerebbe limitare i prelievi.

Ma l’uscita dall’Euro, secondo M5s, non è solo legata a una situazione di emergenza improvvisa. Al contrario è uno scenario concreto e persino auspicabile. Scrive Repubblica citando passi dello studio:

Ed è questo il responso: «I vantaggi derivanti dall’uscita dall’euro sono quelli correttamente identificati dagli economisti post-keynesiani, ovvero il riappropriarsi delle leve di politica monetaria e fiscale, la possibilità dello Stato di dirigere l’economia e di regolamentare il sistema economico reale e finanziario». Sicitano diversi economisti non organici al M5S (e di sinistra) come Emiliano Brancaccio e Alberto Bagnai, si mette in conto un’Italia fuori dalla Ue: «Se fosse possibile scegliere, molti di noi preferirebbero “rimanere in Europa” facendo a meno dell’euro, come del resto ha scelto di fare la Gran Bretagna (a tale proposito facciamo notare come ciò configuri una evidente violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione). Ma poiché questo non è possibile, e tutto quello che abbiamo è la clausola di recesso inserita nell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, l’unica strada percorribile è l’uscita dall’Ue». 

A divulgare parte della ricetta M5s per l’economia italiana provvede come al solito lo stesso Grillo sul suo blog. Il tono è allarmato: l’Italia aspetta Godot e nel frattempo rischia il default. Come impedirlo? Secondo Grillo ristrutturando subito il debito e facendo così un favore a Francia e Germania. Che loro lo reputino un favore è tutto da dimostrare ma il portavoce M5s ne è convinto e scrive:

Mentre il Governo si trastulla aspettando Godot, l’Italia rischia il default. Bisogna agire al più presto con la ristrutturazione del debito. Gli interessi chiesti dal mercato sui nostri titoli di Stato decennali sono aumentati del 10% nelle ultime due settimane. Lo spread è tornato a circa 300 punti, ai livelli di settembre del 2012, e il suo rialzo è appena iniziato perché il mercato dovrà digerire molte brutte notizie per l’Italia. 

Che, sempre secondo Grillo

“è avviata verso una manovra di aggiustamento dei conti pubblici di almeno 20 miliardi (che potrebbero raddoppiare) dopo l’estate”. Per questo, l’unica via di uscita è “deprezzare i nostri titoli di Stato e farlo ora, il più presto possibile, significa scaricare il 35 per cento delle perdite all’estero. Attendere che tutto il debito sia in mano italiana, facendolo comprare alle nostre banche prima di ristrutturarlo, vuol dire  fare un enorme favore alla Germania e alla Francia che ne possiedono una gran parte”.

Infine il leader M5s ricorda i numeri dell’Italia:

«Le stime del governo prevedono una crescita negativa del Pil di meno 1,3 per cento per il 2013. In realtà nella prima metà del 2013 abbiamo viaggiato a meno 2,4 per cento ed è probabile che si chiudal’anno con meno 3. Qualcuno sano di mente può credere che l’Italia possa crescere dell’1 per cento nella seconda metà del 2013 come prevedono Letta&Alfano?»