Egitto, approvata la Costituzione della discordia. Vince Morsi: il 63,8% dice sì

Pubblicato il 25 Dicembre 2012 - 19:19 OLTRE 6 MESI FA
Egitto, manifestanti in piazza contro la Costituzione voluta da Morsi (Foto Ansa)

IL CAIRO – La nuova costituzione egiziana è stata approvata dal 63,8% dei votanti al referendum. Il dato ufficiale conferma quanto preannunciato dai Fratelli Mussulmani. Una volta ratificato, il senato dominato dagli islamisti recupererà il potere legislativo fino all’elezione di una nuova Assemblea. Una percentuale di partecipazione al voto piuttosto bassa, il 32,9% della popolazione, che ha di fatto favorito il presidente Morsi.

Sebbene solo 3 dei 27 governatorati andati ai seggi tra sabato 15 e sabato 22 dicembre abbiano rifiutato la Costituzione approvata nella notte da un’assemblea a maggioranza islamista, il travagliato percorso di questa bozza di costituzione restituisce un Paese fortemente diviso. Il risultato è nettamente a favore del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani, ma questi difficilmente potranno ignorare la bocciatura del Cairo e delle province di Gharbiya e Sharquiya, dove la percentuale dei no è arrivata al 57%.

La scarsa affluenza ha dunque giocato a favore dei Fratelli Musulmani, ma ha pure rivelato un malessere nazionale. E dopo un mese di scontri, almeno 8 morti e centinaia di feriti,  dal muro contro muro è uscita almeno un’opposizione piuttosto marcata e  consapevole che al momento si riconosce sotto il nome del Fronte di Salvezza Nazionale. Anche se i tre leader che guidano il nuovo partito (Amr Moussa, Mohammed el Baradei e Hamdeen Sabbahi) non sono affatto omogenei nei programmi, possono ribaltare la situazione alle elezioni parlamentari che si terranno tra un paio di mesi, quando i Fratelli Musulmani dovranno verificare il consenso, perso per strada ogni volta che hanno esercitato il potere in modo autoritario.

Inoltre, dopo aver ottenuto l’approvazione di una Costituzione tutt’altro che condivisa e universale, gli islamisti alla guida dell’Egitto post Mubarak dovranno ora fare i conti con un buco di bilancio dell’11% e la conseguente necessità di alzare le tasse per ottenere il prestito di 4,8 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale.