Afghanistan: gli sforzi americani, il silenzio di Kabul. Rapporti non proprio distesi

Pubblicato il 22 Dicembre 2010 - 06:10 OLTRE 6 MESI FA

Malgrado il velame della cordiale etichetta dei rapporti internazionali, i rapporti tra l’amministrazione Obama e il governo afgano di Karzai non sono mai stati esenti da disaccordi e tensioni – come lo hanno brutalmente rivelato i dispacci diplomatici americani rilasciati da Wikileaks nei quali il presidente dell’Afghanistan veniva descritto come un personaggio paranoico ed inaffidabile. Oggi, il “freddo” che compromette le relazioni tra il paese centroasiatico e la potenza occidentale è rivelato dal silenzio che coinvolge l’ultima presa di posizione dell’amministrazione di Washington sulla guerra che questa conduce dal 2001. Una nuova relazione sullo stato delle cose in Afghanistan è stata infatti rilasciata qualche giorno fa, nella quale si esprimeva soddisfazione per i “notevoli progressi militari” e al contempo veniva rivelata l’esigenza di rendere questi “più durevoli”.

I principali leader politici afgani non hanno fatto nessun tipo di commento sul rapporto – un segnale, secondo diversi analisti, delle relazioni difficili tra Kabul e Washington. L’ostinato silenzio del presidente Hamid Karzai sarebbe a questo riguardo indicativo. Malgrado numerosi tentativi, i giornalisti non hanno potuto mettersi in contatto con il portavoce di quest’ultimo, sempre irreperibile.

Nel riassunto di cinque pagine che è stato rilasciato ai giornalisti, Barack Obama e i suoi collaboratori ritengono che le forze militari guidate dalla Nato stiano facendo grandi passi avanti contro i talebani, pur in presenza di serie sfide ancora disattese. I ribelli, secondo l’analisi, avrebbero arrestato il loro slancio nella maggior parte dell’Afghanistan e sarebbero stati rovesciati in diverse aree.

Durato una visita in Afghanistan, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito americano, Mike Mullen, ha confermato la fondatezza del rapporto. Ha inoltre aggiunto, senza fornire precisioni, che la versione originale del rapporto, classificata segreta, contiene anche un’analisi precisa dei rapporti con Karzai. «Posso dirvi – ha detto rivolto ai giornalisti durante la conferenza stampa – che l’analisi è stata condotta accuratamente, e perfino in maniera brutalmente onesta. Abbiamo guardato tutti gli aspetti di questo conflitto».

Il resoconto americano sulla guerra è stato messo in discussione da diversi uomini politici, organizzazioni no profit, e dagli stessi talebani. Molti lo hanno considerato «eccessivamente ottimistico», in particolar modo nelle stime degli obiettivi che possono essere raggiunti da qui alla fine del 2011, quando le prime truppe americane cominceranno ad abbandonare il paese. Il resoconto, inoltre, si focalizzerebbe esclusivamente sull’aspetto militare del conflitto, senza prendere in considerazioni fattori importanti come la onnipervasiva corruzione e il ruolo strategico del Pakistan nel sostegno ai gruppi talebani. Il 2010 è stato l’anno più tragico, per perdite di vite umane tra le forze straniere, dall’inizio del conflitto. Fino ad oggi sono morti 700 soldati, di cui i due terzi erano americani. Inoltre, la violenza sui civili si sarebbe estesa a delle aree che erano considerate in prevalenza relativamente pacifiche.

Anche i talebani hanno fatto sentire la loro voce critica nei confronti del resoconto americano. Uno dei cosiddetti portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha affermato in una dichiarazione via mail che «la sostanza di quest’interpretazione e di queste strategie non coincide con la realtà. Si sta solo creando una speranza infondata per quelle nazioni che prendono parte alla guerra».