Israele: Netanyahu si appella contro le correnti interne al partito

Pubblicato il 28 Aprile 2010 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA

Benyamin Netanyahu

Il premier israeliano manda un appello per l’unità nel suo partito. Il timore delle correnti non è un fatto solo italiano.  Benyamin Netanyahu si è rivolto agli iscritti di Likud, il partito di destra di cui è leader, perché sostengano, uniti, la sua linea nel voto previsto per domani sulla riforma dello statuto del partito.

Il voto è solo apparentemente tecnico, ma nei fatti rappresenta una resa dei conti nella sfida con la minoranza interna guidata dall’ultranazionalista Moshé Feiglin, ostile anche alla più vaga ipotesi di rilancio del processo di pace coi palestinesi.

“Speriamo di ottenere domani qualcosa di quasi impossibile, vale a dire i due terzi dei consensi a scrutinio segreto”, ha sottolineato Netanyahu. “Ma io so di godere di un forte sostegno fra gli iscritti del Likud”, ha aggiunto, osservando che tutto dipenderà dall’affluenza alle urne dei suoi “amici”, perché le truppe di Feiglin (equiparate dal premier a “una piccola setta estremista”) parteciperanno compatte alla votazione: “al 100% delle loro forze”.

In gioco c’é la proposta di modificare lo statuto interno e rinviare di 20 mesi il rinnovo degli organismi di partito. Un rinvio vitale per impedire che la corrente di Feiglin (pari oggi al 23 per cento del comitato centrale) possa rafforzarsi ancora, e assumere un potere di veto sulle decisioni strategiche del Likud. In particolare, la minoranza di Feiglin potrebbe cavalcare i malumori di parte della base (condivisi da alcuni giovani deputati) contro le concessioni che il premier potrebbe essere costretto a fare, dinanzi alle pressioni dell’ alleato americano, per favorire la ripresa dei negoziati con i palestinesi sponsorizzati dall’amministrazione Obama.

Ufficiale della riserva e colono egli stesso, Moshé Feiglin ha portato negli ultimi anni in seno al Likud le istanze dell’ala più facinorosa del movimento dei coloni: che pretende non solo di non congelare, ma di espandere indiscriminatamente gli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi.