Los Angeles: marijuana per uso terapeutico frutta molti soldi alle casse dello Stato, ma c’è chi vuole vietarla

Pubblicato il 19 Ottobre 2009 - 17:32 OLTRE 6 MESI FA

A Los Angeles e Contea la marijuana è liberamente acquistabile in un migliaio di punti vendita ma solo per motivi “terapeutici”. Ora il procuratore distrettuale della contea, Steve Cooley, dichiara di voler incriminare i commercianti che spacciano quest’erba proibita celandosi dietro la legge del 1996 che ha reso legale il possesso e la coltivazione della marijuana per i malati e per chi li ha in cura.

La “Compassionate Use Act”  è stata infatti interpretata in città come una sorta di via libera: lo scopo era di consentire alle persone con gravi disturbi di ottenere lecitamente una dose congrua di questa droga leggera a fine terapeutico ma poi, dalla finalità medica, il passo alla liberalizzazione mascherata è stato inevitabile.

Nel 2003, il Congresso californiano passò anche una misura che dava il permesso «ai malati e ai loro guardiani di coltivare marijuana per scopi medicali collettivamente o in cooperativa» ma senza che ci fosse la finalità di vendita del profitto; tuttavia nella sola Los Angeles, sono nati secondo una stima fatta dal Los Angeles Times, 966 negozi in cui è possibile acquistare “l’erba”.

Rivela il quotidiano che in questa «follia per il commercio al dettaglio» c’è una sola strada in cui sono state presentate 58 domande di licenza. Un’ordinanza cittadina in teoria proibisce che questi negozi possano operare nel raggio di 300 metri da una scuola, da un parco o da una biblioteca ma l’ordinanza, spiegano, in almeno 260 casi non è stata rispettata.

Ora dopo i vari richiami fatti pervenire ai municipi della Contea in cui si chiedeva di intervenire proibendo la vendita al dettaglio, è intervenuta la giustizia: «La grande, grandissima maggioranza dei dispensari della Contea di Los Angeles stanno operando illegalmente», hanno detto Cooley e il procuratore della città Carmen Trutanich. «Stanno trattando la marijuana in modo illecito, è tempo di sistemare questo problema». I due procuratori pensano anche di perseguire i medici che firmano le ricette a gente in realtà sanissima, che è il tassello truffaldino su cui si regge l’intera industria.

Coley e Trutanich confidano di aver la legge con loro, e citano in proposito una recente sentenza della Corte Suprema restrittiva verso l’uso della «droga curativa»: tuttavia, in città il 56% della popolazione sarebbe d’accordo addirittura a legalizzare la marijuana e c’è chi già pensa di indire un referendum da far votare con le presidenziali del 2010. Inoltre, i difensori dell’uso medico dello stupefacente sono agguerriti: «Sono fiducioso nel fatto che Cooley abbia torto» ha detto Joe Elford, capo consulente degli Americani per l’Accesso Sicuro. «Se avesse ragione significherebbe che migliaia di californiani malati, per i quali il Compassionate Use Act era stato concepito non sarebbero più in grado di avere la medicina di cui hanno bisogno».

Infine, la California di Schwarzenegger ha un problema di debito enorme e  lo Stato ha incassato 18 milioni di dollari nel 2009 dalle «farmacie» che il procuratore ora vuole chiudere, soldi che in caso di legalizzazione sarebbero molti di più.