Blitz in Medio Oriente, Netanyahu contro tutti: “La condanna del mondo non ci fermerà”

Pubblicato il 1 Giugno 2010 - 20:40 OLTRE 6 MESI FA

Benyamin Netanyahu

Il giorno dopo il blitz del commando israeliano alla Mavi Marmara, una delle sei navi della “Freedom Flotilla” cariche di 682 persone e aiuti umanitari, la trama del raid più che dipanarsi si infittisce.

Già nello stesso 31 maggio la comunità internazionale aveva fatto sentire la propria voce contro Israele. Ma il 1 giugno la parola nei confronti dello Stato ebraico sono ancora più forti.

Il sito della Bbc denuncia che forse non è andata proprio come racconta Tel Aviv: citando diversi attivisti presenti sull’imbarcazione, la tv britannica scrive che sulla Mavi Marmara non erano presenti armi, solo qualche bastone.

Del resto le navi erano impegnate a portare dieci mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui materiale scolastico e due generatori elettrici.

Oltre alle voci degli attivisti, in difesa della Flottiglia della Pace le voci della comunità internazionale si sono levate con ancora più forza.

In un’intervista all’agenzia di stampa Afp, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto che il blocco imposto a Gaza da Israele è il vero responsabile del tragico raid. “Se Tel Aviv avesse ascoltato i  richiami miei e della comunità internazionale di sospendere il blocco tutto questo non sarebbe mai avvenuto”.

Dopo oltre dieci ore di trattative il Consiglio di Sicurezza ha prodotto un documento che chiede di aprire un’indagine “tempestiva, imparziale, credibile e trasparente, conforme agli standard internazionali. Non è chiaro se l’inchiesta debba essere israeliana, come vogliono gli Stati Uniti, oppure internazionale, come chiede il fronte arabo al Palazzo di Vetro, assieme ad altri Paesi.

Concorda con Ban Ki-moon il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. Dopo una riunione d’urgenza dell’Alleanza Atlantica convocata su richiesta della Turchia, Rasmussen ha chiesto a Israele di rilasciare i detenuti.

Oltre al rilascio dei circa 60 arrestati detenuti nel carcere di Beer Sheva, nel sud di Israele, l’altro tema caldo è quello della fine del blocco a Gaza.

Ma alle richieste della comunità internazionale il premier israeliano Benyamin Netanyahu risponde picche: “La condanna degli altri Paesi non fermerà il blocco alla Striscia di Gaza”.

“Gaza è uno Stato terrorista fondato dagli Iraniani, e per questo dobbiamo cercare di evitare che delle armi potessero arrivare alla Striscia via terra, aria o mare” ha detto Netanyahu, citato da Haaretz.

Eppure il premier sa benissimo che la gran parte delle armi proviene a Gaza dai tunnel egiziani. Nonostante questo punta il dito su quel che può venire dal mare. “Aprire una via nel Mediterraneo porterebbe troppi rischi per la sicurezza dei nostri cittadini. Per questo rimarremo fermi nell’imposizione del blocco a Gaza”.