Obama frena l’Onu: “Ci sono modi migliori per aiutare Gaza”

Pubblicato il 2 Giugno 2010 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente Usa cerca di mediare dopo la condanna Onu a Israele. Barack Obama, in una telefonata al premier turco Tayyip Erdogan, afferma che è importante “trovare modi migliori per aiutare la popolazione di Gaza, senza mettere in pericolo la sicurezza di Israele”.

In un appello generale alla “cautela” per non infiammare il fragile processo di pace, il segretario di Stato Hillary Clinton ammette che la situazione a Gaza è “inaccettabilé e così com’é “non può durare”. Rimasti soli a credere nella versione di Israele, gli Stati Uniti sono riusciti a stemperare la condanna del Consiglio di Sicurezza del blitz israeliano contro la flottiglia filo-palestinese ma la prudenza delle parole ufficiali nasconde la frustrazione per il processo di pace sull’orlo del baratro e la consapevolezza che Gaza è uno dei nodi da sciogliere.

Dopo 10 ore di schermaglie tra Usa e Turchia, il Consiglio di Sicurezza ieri notte aveva stigmatizzato gli “atti” a bordo della Mavi Marmara e intimato un’indagine “rapida, imparziale, autorevole e trasparente” scartando l’ipotesi di una commissione internazionale indipendente su modello di quella che ha prodotto il controverso rapporto Piombo Fuso.

‘Il blitz israeliano dimostra che la pace in quella regione e’ più necessaria che mai”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, abbottonatissimo su una reazione che andasse oltre il testo della dichiarazione del Consiglio. Se la risposta ufficiale americana è stata misurata, dietro le quinte la diplomazia Usa non ha nascosto la frustrazione: non solo per il crescente isolamento dell’alleato israeliano ma anche per i tempi della nuova crisi, alla vigilia del rilancio, tessuto dall’inviato della Casa Bianca George Mitchell, dei colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi. Non è chiaro se il blitz provocherà un rinvio dell’inizio dei negoziati.

Mitchell torna oggi nella regione (a Betlemme, alla guida di una delegazione presidenziale alla Conferenza sugli investimenti in Palestina), ma se l’amministrazione Obama punta a un rilancio del dialogo, il blitz contro la flottiglia dimostra che Obama deve affrontare di petto anche il nodo del blocco a Gaza. “‘Viene attuato per evitare che armi cadano in mano a Hamas”, ha detto Gibbs dopo che ieri il Dipartimento di Stato aveva ricordato a Israele che gli Stati Uniti “restano preoccupati per le sofferenze dei civili” e “continueranno a discutere ogni giorno” la possibilità di espandere “il modo e la gamma di aiuti” che possono essere importati.

La nuova crisi, complicata dalla presenza di molti americani tra cui un ex ambasciatore a bordo delle navi, ha aperto frizioni anche con la Turchia: dopo aver dato battaglia ieri all’Onu il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu ha incontrato la Clinton ma prima, parlando con giornalisti a Washington, aveva chiesto agli Stati Uniti di scegliere da che parte stare. “Ci aspettiamo piena solidarietà”, ha detto Davutoglu notando che per la Turchia “psicologicamente il blitz é stato un 11 Settembre”. Ieri Davutoglu aveva partecipato al Consiglio di Sicurezza e scritto la prima bozza di dichiarazione presidenziale. Ma il testo è stato modificato su pressioni degli Stati Uniti che hanno giudicato inaccettabili alcuni punti. La Turchia avrebbe voluto condannare “l’atto che sfociato nella morte di almeno dieci civili e molti feriti”: il singolare avrebbe implicato la sola responsabilità di Israele per la morte degli attivisti, mentre “atti”, come nel testo approvato presuppone una responsabilità condivisa. Washington ha fatto poi passare l’appello a “un’inchiesta rapida, imparziale, autorevole e trasparente, in conformità con gli standard internazionali”. Nella prima bozza compariva anche l’aggettivo “indipendente” abbandonato su pressione degli Stati Uniti secondo i quali il termine suggeriva che l’inchiesta non dovesse essere fatta da Israele.