Panetta e Kerry: no accordo Casa Bianca-Congresso, difesa e diplomazia nei guai

Pubblicato il 21 Febbraio 2013 - 14:10| Aggiornato il 23 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON, STATI UNITI – Il segretario alla difesa Usa Leon Panetta ha ufficialmente comunicato che ”gran parte” dei circa 800 mila dipendenti civili del Dipartimento della difesa potrebbero essere messi in congedo non retribuito un giorno a settimana per 22 settimane, qualora – in mancanza di un accordo tra Congresso e Casa Bianca – il primo marzo entrassero in vigore i tagli automatici alla spesa.

In un messaggio scritto ai dipendenti del Dipartimento, Panetta ha precisato che gli impiegati eventualmente interessati dal provvedimento, che non riguarda il personale in divisa, saranno informati con un mese di anticipo. Secondo quanto scrive Fox News, il congedo del personale farebbe parte di una serie di tagli che il Pentagono sarebbe chiamato ad applicare per raggiungere una riduzione di 46 miliardi di dollari delle spese per la Difesa entro l’anno fiscale in corso, che termina il 30 settembre.

Nel caso i tagli entrassero in vigore, ”faremo ogni cosa per continuare a realizzare la nostra missione fondamentale di garantire la sicurezza degli Stati Uniti, ma non c’e’ dubbio che la rigida natura dei tagli imposti a questo Dipartimento, e la loro portata, produrranno una seria erosione della prontezza di tutta la forza”, ha scritto Panetta, aggiungendo di sperare ancora che la misura possa essere evitata.

Peoccupato per l’eventuale mancanza di accordo tra Casa Bianca e Congresso è anche il segretario di stato John Kerry. ‘La maggiore sfida alla politica estera degli Stati Uniti oggi non e’ nelle mani dei diplomatici, ma, per molto aspetti, in quella dei parlamentari del Congresso”. Lo ha affermato in un discorso in cui ha ammonito contro i possibili tagli alla spesa, che ha bollato come ”senza senso”.

Nel suo primo discorso da quando ha assunto la guida del Dipartimento di Stato, tenuto all’università della Virginia, a Charlottesville, Kerry ha affermato che ”dispiegare oggi diplomatici e’ molto piu’ economico che dispiegare domani soldati”, e che ”non si puo’ essere forti nel mondo a meno che non si e’ forti in casa”. ”La mia credibilita’ di diplomatico che lavora per aiutare gli altri Paesi a mettere ordine in casa, sara’ maggiore quando quando l’America avra’ messo la sua casa fiscale in ordine, e questo deve essere fatto ora”, ha affermato, riferendosi ancora ai pesanti tagli alla spesa pubblica che, in mancanza di una intesa politica, potrebbero scattare sin da marzo.

E per questo, ha aggiunto, democratici e repubblicani devono trovare ”un accordo responsabile”. Per sottolineare la necessita’ di fondi per la diplomazia, Kerry ha usato anche un paragone forte: ”Il budget del Dipartimento di Stato per la stabilizzazione dei conflitti – ha detto – e’ ora di circa 60 milioni di dollari l’anno; quanto il film ‘The Avengers’ ha incassato in un solo giorno lo scorso maggio”. E ancora: ”Undici dei nostri 15 maggiori partner commerciali hanno avuto in passato assistenza da parte degli Stati Uniti” e ”l’assistenza ad altri Paesi non e’ donare, non e’ carita’. E’ un investimento in un mondo libero”, garanzia di ”un’America forte”, fiera della sua ”eccezionalità”.

Dal 25 febbraio al 6 marzo, Kerry, che ha una lunga esperienza di relazioni internazionali ed e’ stato a capo della Commissione Esteri del Senato, partira’ per il suo primo viaggio come capo della diplomazia Usa. Si rechera’ in nove Paesi in Europa, tra cui l’Italia, e in Medio Oriente. Un viaggio che ha deciso di chiamare il ‘listening tour’, il tour dell’ascolto, come ha riferito la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland.