Una donna su 3 confonde il cancro alle ovaie con quello all’utero

Pubblicato il 23 Febbraio 2011 - 05:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Regna una confusione enorme tra le donne su alcuni tipi di tumori femminili. Il caso del tumore dell’ovaio è eclatante: è il sesto tumore più diffuso fra le donne, in Italia si registrano 5.000 nuovi casi ogni anno ed è uno dei tumori femminili più pericolosi perchè circa il 70% dei casi viene diagnosticato quando è ormai in fase avanzata. Eppure oltre un terzo delle italiane lo crede identico a quello dell’utero, l’87% non ne ha mai parlato con il proprio medico, il 70% non ne conosce le manifestazioni e solo l’11% sa che l’ecografia transvaginale è fondamentale per la diagnosi.

Poca conoscenza anche sulle prospettive della ricerca scientifica, che sta registrando risultati incoraggianti da nuovi studi sui farmaci anti- angiogenetici. Non a caso il 69% delle donne ritiene che se ne parli in maniera insufficiente. Sono questi i dati di una ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da) in collaborazione con Cegedim Strategic Data (CSD). L’occasione è l’avvio di una campagna di sensibilizzazione voluta da O.N.Da con il sostegno di Roche. “Occorre prestare maggiore attenzione a questa neoplasia – dice Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – la cui percezione di rischio non è così evidente fra le donne. L’impegno del nostro Osservatorio sarà ancora maggiore per sconfiggere il vero problema di questo tumore: l’asintomaticità che impedisce la diagnosi precoce”. Poche donne sanno che oltre alla chirurgia e alla chemioterapia la ricerca si sta concentrando su terapie biologiche. “Solo nel 25% dei casi – spiega Nicoletta Colombo, direttore del Centro di Alta Specialità del Carcinoma Ovarico presso l’Istituto Europeo di Oncologia – il cancro viene diagnosticato in fase precoce, quando con un intervento chirurgico corretto le possibilità di guarigione sono intorno al 80-90%. La chirurgia è determinante nel carcinoma ovarico dove l’obiettivo è non lasciare alcuna massa residua visibile o almeno lesioni minime.

Quando questo non è possibile, esiste la possibilità di ottenere una migliore qualità di vita grazie a cure innovative e a nuove tecniche di somministrazione dei farmaci per via intraperitoneale. Oggi si stanno testando vaccini e nuovi farmaci che hanno dato risultati promettenti: tra questi vi sono gli inibitori dell’angiogenesi, che sembrano in grado di raddoppiare la percentuale di risposta e di prolungare la sopravvivenza senza progressione della malattia”. “Come azienda leader in oncologia – sottolinea Maurizio de Cicco, Amministratore Delegato Roche S.p.A. – ci impegniamo per mettere a disposizione di medici e pazienti nuove soluzioni terapeutiche. Dopo oltre 15 anni di assenza di novità terapeutiche per il tumore dell’ovaio, il nostro impegno costante ci consente ora di dare nuove speranze alle pazienti”.