Cern Ginevra: la “caccia a Dio” si ferma per una briciola di pane

Pubblicato il 9 Novembre 2009 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA

Ricercatori del Cern di Ginevra

È lungo 27 chilometri ed è costato 4.9 miliardi di dollari. Eppure, a mandare in tilt l’acceleratore di particelle più grande del mondo è bastata una semplice briciola di pane.

Il Large Hadron Collider (grande colli­sore di adroni) del Cern di Ginevra è stato costruito con un obiettivo ambizioso: scovare il bosone di Higgs, quella che la comunità scientifica e non solo chiama la “particella di Dio”.

Ma la breve storia dell’acceleratore è già densa di incidenti: il 10 settembre 2008, giorno della sua inaugurazione il collisore di adroni fu fermato da un’esplosione di scintille, fumo ed elio refrigera­to lo ha spento.  Un incidente mai del tutto spiegato dai ricercatori del Cern. Poi, una serie di piccoli e continui inconvenienti che hanno sempre rimandato la fase operativa.

E, in casi come questi, finisce che il confine tra scienza e fantascienza si assottigli pericolosamente. Così il giornalista del New York Times Dennis Overbye, lo scorso 13 ottobre si è lanciato in una spiegazione bizzarra dei problemi dell’acceleratore. Secondo il reporter, a sabotare il Lhc «sarebbe il suo stesso futuro». Il bosone di Higgs, in buona sostanza, avrebbe così tanta voglia di rimanere segreto da produrre automaticamente un ritorno al passato prima che se  ne produca uno. Roba da Michael J. Fox.

Uno dei due fisici cui si allude nell’articolo del New York Times è Hol­ger Bech Nielsen, dell’Istituto Niels Bohr di Copenhagen. Il ricercatore sembra prendere la teoria del “bosone occulto” molto sul serio e lancia una previsione nefasta sull’acceleratore di particelle: «È nelle nostre previsioni che ogni macchina che produca bosoni di Higgs ab­bia cattiva fortuna».