Guerra del futuro: armi biologiche (Covid) e microchip nel cervello, sembra fantascienza ma è studio del Pentagono

Guerra del futuro: armi biologiche (Covid) e microchip nel cervello, sembra fantascienza ma è uno scenario delineato dal Ministero della Difesa Usa.

di Maria Vittoria Prest
Pubblicato il 4 Febbraio 2024 - 21:32
Guerra del futuro: armi biologiche (Covid) e microchip nel cervello, sembra fantascienza ma è studio del Pentagono

Guerra del futuro: armi biologiche (Covid) e microchip nel cervello, sembra fantascienza ma è studio del Pentagono

La guerra del futuro vedrà in prima fila l’uso di armi biologiche come il Covid e di microchip impiantati nel cervello. Sembra fantascienza ma è uno scenario delineato dal Ministero della Difesa Usa.

Lee Fang, reporter investigativo americano, ha letto e divulgato il  nuovo rapporto dell’Ufficio del Segretario alla Difesa Usa dal titolo “Plagues, Cyborgs, and Supersoldiers: The Human Domain of War Research”.

Lo studio analizza come e perché tecnologie di editing genetico CRISPR o i vaccini a base di mRNA o le reti cerebrali ed altri progressi tecnologici potrebbero scatenare nuove forme di conflitto militare. 

Il rapporto ci porta nel 2028 e ipotizza una pandemia causata da un nuovo coronavirus altamente infettivo che colpisce i marinai della flotta americana del Pacifico di stanza nel Mar Cinese Meridionale.

Di colpo il mondo deve nuovamente rispondere all’emergenza sanitaria e sociale che il virus porta con sé ma, come sovente accade, è costretto a registrare opinioni anche contrastanti tra apparati che hanno la responsabilità della cura e della difesa dell’ordine pubblico.

Funzionari della CIA, del CDC e del Dipartimento della Difesa si confrontano aspramente sulle strategie di risposta più efficaci.

Se una gran parte del mondo è colpita dalla pandemia, la Cina pare essere immune dal contagio del nuovo virus tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità elogia il successo delle misure di allontanamento sociale della Cina. Senza sapere che il governo cinese ha vaccinato segretamente i suoi militari e i lavoratori essenziali con il pretesto di una campagna di richiamo COVID-19 standard.

La politica cinese appare chiara quando viene lanciato un assalto su larga scala a Taiwan, sfruttando il caos globale.

È questo lo scenario fantascientifico immaginato dai ricercatori del Pentagono ma che ritiene possibile che all’orizzonte possa essere in agguato una bioarma da coronavirus.

Pubblicato nelle scorse settimane, questo rapporto provocatorio, condotto nell’ambito del Programma di politica di acquisizione e tecnologia della Divisione di ricerca sulla sicurezza nazionale del RAND, vuole richiamare l’attenzione politica e militare su un possibile futuro ad alta minaccia per gli Stati Uniti. Si ipotizzano guerre combattute da esseri umani in grado di controllare con il pensiero macchine iper-sofisticate o attacchi chimici per generare sinteticamente malattie ad alto contagio del genoma in grado di paralizzare con la loro diffusione la base militare-industriale americana.

Un altro scenario intrigante sembra ispirato al declino di Dianne Feinstein, senatrice sino alla sua morte a 90anni nel 2023, ma questa volta ambientato in un futuro più lontano.

Il rapporto suggerisce che gli anziani leader del Congresso, desiderosi di mantenere il potere, installino segretamente dispositivi di interfaccia cervello-computer all’avanguardia. Usati comunemente tra gli anziani benestanti, nello scenario si ipotizza che, dall’uso iniziale come aiuto ai senatori per recuperare mobilità e parola dopo anni di declino cognitivo, possano se mal funzionanti trasformarsi in un’arma letale contro il paese stesso, causando comportamenti mutevoli o bellicosi, tanto da determinare l’allontanamento degli alleati storici dagli Stati Uniti, danneggiando la sicurezza nazionale.

Gli autori del rapporto richiamano l’attenzione anche sulle potenziali vulnerabilità di hacking associate agli impianti BCI (Brain-computer interface o interfaccia neurale) che, nonostante sembrano essere promettenti per i pazienti con disabilità neuromuscolari, potrebbero essere sfruttati con scopi malevoli, per esempio per iniettare paura, confusione o rabbia.

A fronte di questo rischio, i dispositivi BCI potrebbero, secondo i ricercatori, anche servire ai comandanti per comunicare rapidamente con le loro forze durante le operazioni militari.

Altra questione delicata ma fondamentale per la sicurezza del paese è l’evolversi degli strumenti in grado di spiare, raccogliere informazioni classificate e trasmetterle ad avversari stranieri che potrebbero riguardare i dipendenti statali sleali. Questi potrebbero sostituire le loro lenti oculari naturali con lenti artificiali contenenti minuscole telecamere collegate a micro dispositivi di memorizzazione.

Il rapporto non si focalizza solo sulle vulnerabilità ma anche sul potenziale di difesa con la possibilità di creare super soldati attraverso modifiche genetiche per migliorare capacità fisiche e psicologiche.

Nel rapporto vengono approfondite e analizzate le capacità tecnologiche della Cina e degli Stati Uniti nei settori della biotecnologia e della tecnologia cerebrale, evidenziando le differenze di obiettivi e di status tra le due nazioni. In particolare, richiama precedenti rapporti sulle attività di ricerca della Cina finalizzate a sviluppare armi genetiche per l’etnia e presunte armi per il controllo del cervello.

Il rapporto però non si limita ad analisi e/o confronti scientifici ma si avventura in confronti culturali tra diversi sistemi politici, sottolineando come, di fronte ad una pandemia letale, queste differenze inciderebbero sulle scelte e sui risultati.

La Cina, con la sua popolazione etnicamente omogenea e “obbediente”, potrebbe essere avvantaggiata nel distribuire rapidamente i vaccini. Gli Stati autoritari potrebbero reprimere brutalmente i populisti anti-vaccino ed imporre le scelte governative.

Gli Stati Uniti, dei quali si apprezzano i principi democratici, potrebbe trovarsi ad affrontare ostacoli proprio derivanti da un ambiente normativo più rilassato dove tali repressioni e vaccinazioni forzate sono più difficili da attuare.