Lotta alla mafia, Wikileaks: gli Usa chiedono aiuto alla “bussola” Saviano. E lo Stato?

Pubblicato il 13 Gennaio 2011 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Saviano

Roberto Saviano è una “bussola morale” per la lotta alla criminalità organizzata. Un autore che è sulla buona strada per diventare un modello reale nella battaglia a camorra, ‘ndrangheta e mafia. È il lgiudizio che il console generale americano a Napoli J. Patrick Truhn fornisce sull’autore di Gomorra in un dispaccio inviato il 6 giugno 2008. Il cablogramma, pubblicato da Wikileaks sul suo sito web dedicato al Cablegate, fa un ampio resoconto del ruolo di Saviano e della sua opera – Gomorra – nella lotta alla mafia.

La “bussola” antimafia di Thun è quindi composta da un libro diventato film e non dalle inchieste della magistratura e gli arresti della polizia. Il Console, evidentemente, non “perde tempo” a pensare  ai superlatitanti in manette (il 2010 è stato un anno record) e preferisce forse pensare che la mafia si combatta prima di tutto a forza di denunce verbali.

Il problema, sia chiaro, non è Saviano in quanto tale. Ciascuno è libero di valutare le posizioni dello scrittore come meglio crede. Il problema sta invece nel fatto che il diplomatico, invece di rivolgersi a canali ufficiali (tra colleghi, magistrati, poliziotti e amministratori aveva solo l’imbarazzo della scelta) ricorra ad uno scrittore.

Il risultato è la trasmissione di un punto di vista assolutamente parziale. Così le stesse prese di posizione di Truhn sul ponte di Messina (aiuto alle cosche) e sul disinteresse della politica per la lotta alla criminalità organizzata finiscono per scontare un insormontabile vizio di origine. Se la bussola infatti è il solo Saviano è evidente che le valutazioni trasmesse dal diplomatico a Washington altro non siano che la lettura che lo scrittore dà del problema mafia.

Attenzione, però, a non confondere Truhn con l’amministrazione Usa. Si tratta, con il dovuto rispetto, di un console a Napoli e non dell’ambasciatore né tantomeno del presidente Obama. Le perplessità, però, restano. Thun ha bisogno di informarsi sul problema e convoca Saviano, assorbe e riferisce. E i cablogrammi danno proprio l’idea di una lezione recepita e riportata integralmente, senza nessun filtro critico.

Il console a Napoli è infatti un fiume di elogi: ”Il libro e il film di Roberto Saviano (che ha scritto la sceneggiatura della versione cinematografica di Gomorra) sono fattori chiave per convincere gli italiani che la criminalità organizzata non è solo un problema meridionale, bensì un problema italiano”, scrive il console statunitense, secondo il quale ”il film ‘Gomorra’, uscito nel maggio 2008, probabilmente avrà un impatto perfino maggiore” di quello del libro dell’autore campano.

Ma a colpire maggiormente il diplomatico è il fatto che Saviano ”appaia regolarmente sulla stampa e sui media radiotelevisivi non come un’autorità” sull’argomento, ”ma – ed è più importante – come una bussola morale per coloro che sono disposti ad ascoltare”.

Truhn, quindi, aggiunge: ”Quelli che lottano contro la mafia hanno bisogno di essere considerati come dei modelli reali. Saviano può ben essere su questa strada”. Ma l’autore, si evince dal dispaccio, è anche una fonte di consultazioni per il consolato americano a Napoli. In un incontro dell’aprile del 2008, ad esempio, Truhn chiede allo scrittore cosa potrebbe fare Washington, ”al di là del rafforzamento della cooperazione giudiziaria”, per ”supportare al meglio la lotta al crimine organizzato”. Saviano risponde così: ”Solo parlando della questione, le date una credibilità che il resto del mondo, italiani inclusi, non può ignorare”.