Caso Ruby, l’ex questore di Milano: “Ci dissero che era la nipote di Mubarak”

Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA

”Non è che chiedevano proprio di rilasciarla, più che altro si raccomandavano, visto che era minorenne, di fare quel che dovevamo fare ma di gestire la cosa nel modo più corretto possibile. Così il mio capo di gabinetto ha chiamato la centrale operativa per informarsi”. Così, in un colloquio riportato dalla Stampa, il neo prefetto Vincenzo Indolfi, fino a tre settimane fa questore a Milano, parla della telefonata fatta dalla ”presidenza del Consiglio” la sera del 27 maggio scorso per Ruby, la diciassettenne marocchina fermata poco prima da una pattuglia in seguito a una denuncia per furto aggravato di 3000 euro e ora al centro dell’indagine della Procura di Milano su presunte feste a luci rosse.

La telefonata ricevuta, spiega, diceva ”una cosa tipo: è vero che avete fermato questa persona? Allora fate gli accertamenti e poi vedete cosa fare…”. ”Se non sbaglio – aggiunge – dicevano che era una parente di Mubarak. Sì, mi sembra la nipote”.

”Qui di telefonate ne arrivano a decine – afferma Indolfi -: ministri, parlamentari, personaggi pubblici. Ognuno ha un suo problema, di scorte, di ordine pubblico. Se anche arriva una telefonata della presidenza del Consiglio, non è che uno si deve scandalizzare”. L’ex questore spiega anche di non aver rilasciato ”subito” la ragazza, ma che sono stati ”rispettati tutti i crismi delle regole e della procedura, anzi è rimasta anche più del dovuto…”.

”Poi – prosegue – abbiamo telefonato al pm della Procura minorile ed è stato lui a darci il benestare per affidarla alla consigliera regionale”, Nicole Minetti.