Sarah Scazzi: la Procura ordina il sequestro di carte e video dell’inchiesta, “basta col caso in tv”

Pubblicato il 25 Novembre 2010 - 00:09 OLTRE 6 MESI FA

Non era mai accaduto che su una vicenda di cronaca giudiziaria di rilievo nazionale sfuggissero ad ogni controllo documenti, file audio e video, e che questi ultimi finissero sugli schermi televisivi di milioni di italiani. E’ accaduto per il delitto di Avetrana (Taranto) di Sarah Scazzi e la Procura della Repubblica di Taranto ha emesso un provvedimento senza precedenti: un decreto di sequestro, con valore di informazione di garanzia, sull’intero territorio nazionale ”delle copie dei documenti cartacei, ovvero, dei file audio e video registrati su supporti magnetici” riguardanti l’inchiesta.

Il provvedimento, la cui esecuzione è stata affidata ai carabinieri e che è diretto nei confronti di ‘persone da identificare’, è firmato dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto procuratore Maurizio Carbone. Nel tardo pomeriggio di mercoledì è stato sequestrato il video dell’interrogatorio di Michele Misseri del 15 ottobre, mandato in onda la sera del 19 novembre nel corso della trasmissione televisiva ‘Quarto grado’ su Rete 4; sequestri di altri audio e video sono previsti nelle prossime ore in tutta Italia. Il reato ipotizzato è quello indicato nell’articolo 684 del codice penale, ovvero la ”pubblicazione arbitraria integrale di atti e documenti di un procedimento penale”.

Nel decreto i pm rilevano che i video ”sono documenti relativi a procedimento penale ancora nella fase delle indagini preliminari” e che quindi, anche se non più coperti da segreto perchè depositati alla cancelleria del Tribunale e messi a disposizione delle parti interessate, ”non possono essere pubblicati nè in forma integrale nè parziale, ai sensi dell’articolo 114 comma due del codice di procedura penale”. La Procura sottolinea poi che l’omicidio di Sarah ha avuto una risonanza mediatica ”che ha valicato i limiti del legittimo esercizio del diritto di cronaca” e che sono stati pubblicati in numerose trasmissioni televisive e tg anche nazionali documenti audio e video del procedimento penale ”in evidente violazione” dello stesso articolo 114 del codice di procedura penale.

Un provvedimento che ha scatenato reazioni nel mondo sia politico sia dell’informazione. Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sollecitato un intervento del Comitato per l’applicazione del codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazioni di vicende giudiziarie nelle trasmissioni televisive. Per il Garante della privacy, Francesco Pizzetti, l’iniziativa della Procura ”chiarisce che la stessa Procura ritiene che aver diffuso questo materiale abbia configurato un fatto illecito. Ma c’è da chiedersi – aggiunge – perchè, malgrado da un mese avessimo aperto un’istruttoria e segnalato questa problematica, questa decisione sia arrivata solo ora”, e si augura che ora ”cessi ogni diffusione di questo materiale”.

Il piccolo schermo è affetto dalla Sindrome di Perry Mason e si trasforma in tribunale, secondo uno studio di “Comunicazione perbene”, l’associazione no profit presieduta da Saro Trovato (www.comunicazioneperbene.com). Quasi 12 ore al giorno sulle sette principali reti televisive italiane, risulta dallo studio, sono incentrate su casi ancora aperti, primo fra tutti quello di Sarah Scazzi. ”Come giornalisti non abbiamo mai da rallegrarci quando la magistratura dispone il sequestro di atti – è l’opinione del presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale – ma è difficile urlare al bavaglio dopo la decisione assunta dai magistrati di Taranto”. Natale ricorda che i giornalisti sono al servizio del diritto dei cittadini ”di conoscere fatti di interesse pubblico e di rilevanza sociale”, ma ”l’insistenza morbosa è tutt’altra cosa”.