Vittorio Zucconi: “Facebook è un falso amico che si sta trasformando nel Big Brother di Orwell”

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 19:30 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Zucconi su Repubblica scrive a proposito di Facebook: “Ha un volto, anzi, una ‘face’, allegro e accattivante il possibile, nuovo ‘Grande Fratello’ orwelliano, ma in molti cominciano a intravedere un ghigno dietro il sorriso innocente e vogliono dichiarargli guerra. Che si tratti di paranoia da complottisti incurabili, di invidia, di semplice effetto collaterale del mostruoso successo di Mark Zuckeberg l’inventore, il risultato è ormai sotto il miliardo di occhi che nel mondo la guardano: Facebook, la rete sociale che raccoglie almeno 500 milioni di amici virtuali attraverso il pianeta per scambiarsi, tenere foto di neonati, meno tenere immagini di sé ignudi, messaggi di propaganda politica e sempre più commerciali, è in guerra”.

Il noto giornalista spiega in cosa consiste questa guerra ‘interna’ di Facebook: “È in guerra con sé stessa, con gli utenti agitati dall’invasione massiccia e crescente della loro privacy, con qualche governo suscettibile, come quello pachistano che ora l’ha bloccata per le immancabili ‘vignette blasfeme’ contro il Profeta, con l’universo dei tecchies, dei grandi smanettatori di Internet sui loro blog frementi e ora pure con Hollywood, che sta finendo di produrre il primo kolossal di denuncia e di critica su Facebook: si chiamerà appunto Social Network, ma senza lieto fine”.

“Dal ‘grande amico di tastiera’ , – continua Zucconi – qual era ancora cinque anni or sono quando partì il boom, rischia di trasformarsi nella nuova edizione del Big Brother orwelliano”.

Dunque Facebook è uno strumento che si starebbe lentamente trasformando perdendo l’innocenza delle origini: “Il clima giocoso e innocente da scampagnata su banda larga e da riunione fra i diplomati del liceo classe 1990 sta lentamente intossicandosi in un’atmosfera di sospetto reciproco e collettivo, nel dubbio che quell’entusiastica cessione dei particolari privati della propria vita sia il cavallo di Troia attraverso il quale gli ‘apostoli’ della rete sociale invadano l’esistenza dei cosiddetti ‘amici’ per venderli al miglior offerente”.

Per Zucconi gli utenti del social network starebbero diventando pura merce di scambio: “Facebook, dietro la faccia, è un’impresa commerciale a fini di lucro, di molto lucro, che ha già attirato sostanziosi investimenti anche dai russi, che hanno pagato 200 milioni di dollari per acquistare l’1,9 per cento della società, dopo che Microsoft, il ‘grande fratello’ dei computer d’altri tempi, aveva già staccato un assegno per 240 milioni. Le stime di reddito per l’anno in corso, ancora anno ‘di crisi’ arrivano a un miliardo e mezzo di dollari, mentre il valore complessivo di mercato, quando nel 2011 Zuckerberg la dovrebbe portare a Wall Street, arrivano al totale siderale di 15 miliardi”.

Ad ascoltare i portavoce e gli addetti alle pubbliche relazioni di Facebook, – prosegue il giornalista di Repubblica – che sono moltissimi, forse in proporzione diretta agli attacchi, questa ‘guerra’ è una pura invenzione dei media e del bloggers e degli invidiosi, alla ricerca di qualche incrinatura nella corazza e certamente i casi shock come quelli dell’insegnante inglese Emma Jones, suicida dopo avere scoperto vecchie foto di lei completamente nuda messe in rete dall’ex fidanzato, sono tragedie rare e troppo aneddottiche per tirarne generalizzazioni”.

Infine, oltre ad essere uno strumento che frutta denaro e che potrebbe in un certo senso “vendere gli amici”, per  Zucconi vi è anche un altro tipo di problema che riguarda la sfera umana: “Sono nati già almeno tre siti che offrono programmi semplici per limitare l’invadenza di Facebook, ma il vero motore che muove questo nuovo impero sarà difficile da bloccare”. Conclude Zucconi che in questo caso il problema “non è l’invadenza del Grande Fratello. Sono coloro che si offrono al rischio e misurano il proprio valore dal numero di ‘amici’ che riescono a reclutare. E non esiste un programma di computer che possa proteggere gli uomini da loro stessi”.