Cori ultras contro la Polizia? Non si può, firmato Cassazione

Pubblicato il 2 Febbraio 2010 - 16:40| Aggiornato il 3 Febbraio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Polizia allo stadio

Banditi dagli stadi italiani i cori contro la polizia. Una proibizione che vale non solo nel caso di  insulti rivolti ad un singolo agente ma anche nel caso di offesa  a tutta la categoria della Polizia di Stato, che ha diritto al «rispetto e alla onorabilità di qualsiasi altra categoria professionale».

Lo ha stabilito la Corte di  Cassazione (sentenza 4081 della Prima sezione penale), confermando la condanna a cinque mesi e 10 giorni di reclusione per uno dei capi della tifoseria del Crotone.

In particolare, Gaetano S., è stato condannato per istigazione all’ingiuria perché con il megafono sollecitava gli altri ultrà – durante l’incontro Crotone-Reggina del 27 agosto 2006 – a ripetere slogan come “Celerino pezzo di m…” e “Poliziotto primo nemico”.

In primo grado, il Giudice per l’udienza preliminare di Crotone aveva assolto il capo ultrà, sostenendo che non aveva compiuto alcun reato, dal momento che non aveva offeso una singola persona ma un’intera categoria, quindi l’incitamento ad offendere non poteva offendere i poliziotti presenti.

La Cassazione, però, d’accordo con la Corte d’appello di Catanzaro, che nel maggio 2009 aveva ribaltato l’assoluzione in condanna, rileva che «non si può avallare una artificiosa distinzione tra i singoli appartenenti ad una categoria e la categoria stessa, dato che anche l’appartenenza ad una categoria costituisce parte integrante del patrimonio di onore e rispettabilità che occorre riconoscere anche ai singoli soggetti».

Per la Suprema corte, l’onorabilità della Polizia di Stato va garantita «in maggior misura, in un caso come questo in esame, nel quale le espressioni offensive hanno formato oggetto di pubblico incitamento ad una denigrazione della Polizia di Stato del tutto gratuita e immotivata».