Ore 18, Sensi: addio alla Roma. Ma Rosella forse dice no

Pubblicato il 8 Luglio 2010 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

Rosella Sensi

Concilia? Forse no. Alla fine Rosella Sensi potrebbe scegliere il gran rifiuto. Nel pomeriggio di oggi, alle 18 riprenderà il vertice fiume in cui si tenta la conciliazione tra Unicredit e il gruppo Italpetroli che controlla, tra le altre società, anche As Roma. E l’accordo, dopo la fumata grigia del 5 luglio, è tutt’altro che scontato nonostante lo scenario alternativo, per la presidentessa della Roma, sia da brividi.

Se la Sensi non firmerà, infatti, allora all’arbitro del contenzioso, Cesare Ruperto, non resterà che ritirarsi in solitudine e pronunciare  sentenza. Con una serie di conseguenze a cascata. Per Italpetroli, infatti, lo spettro dei libri in tribunale diventerebbe immediatamente più concreto. Il bilancio della società, infatti, non è ancora stato approvato proprio in attesa degli esiti della conciliazione. Anche per la Roma la situazione non è rosea: rischi di fallimento non ce ne sono visto che la società, a differenza di Italpetroli che deve a Unicredit circa 325 milioni di euro, non è indebitata,  ma la situazione rimarrebbe di fatto congelata fino alla sentenza che, per motivi tecnici, non sarà immediata e potrebbe slittare fino a settembre. Addio mercato, quindi, e situazione agonizzante prorogata ulteriormente.

Probabile che alla fine prevalga il buon senso e che la Sensi, seppure a malincuore, accetti una dolorosa separazione dalla squadra del padre. L’accordo, tutto ancora da definire, si gioca su quanto rimarrà in mano alla Sensi che rischia di sedersi al tavolo con un patrimonio di diverse centinaia di milioni e tornarsene a casa con beni complessivi che ne valgono una trentina. Ma, finalmente, libera da buona parte dei debiti.

Di spettatori interessati  a sapere come andrà a finire ce ne sono tanti. A cominciare da un’altra banca, il Monte dei Paschi, che vanta con la Sensi un “credituccio” di 80 milioni. Poi c’è la Roma, intesa come dipendenti, dirigenti e tifosi: tutti vorrebbero sapere quando e come finisce la storia. In finestra anche i “presunti” compratori. Di nomi ne sono stati fatti diversi, Angelini e Angelucci in testa. Ma la sensazione è che Unicredit non abbia già nel cilindro il nome del prossimo proprietario della Roma anche perchè, altrimenti, non avrebbe nessun senso la trattativa per far rimanere l’attuale proprietà della Roma ai vertici per un periodo di transizione.

Per inciso, la questione della Sensi “traghettatrice” è una delle meno chiare di tutta la telenovela. Prima Unicredit e proprietà della Roma litigano per mesi sulla restituzione del credito, poi studiano un accordo di transizione. La coerenza non abita nello studio di Ruperto dove, oggi, si attende un’altra giornata torrida. Il giurista, infatti, non ama l’aria condizionata e il clima, di certo, non aiuterà una conciliazione tutt’altro che scontata.