L’autovelox da 200 multe al giorno (10mila in due mesi e mezzo) finisce in Procura

Succede a Torri del Benaco in provincia di Verona. L'autovelox è posizionato sulla strada Gardesana e fa 200 multe al giorno.

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Febbraio 2023 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
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Foto Ansa

L’autovelox da 200 multe al giorno finisce in Procura. Si trova sulla strada statale della Gardesana: dopo settimane di polemiche, l’occhio elettronico che ha multato diecimila automobilisti in due mesi e mezzo, finisce davanti ai giudici della Procura della Repubblica di Verona.

L’autovelox da 200 multe al giorno finisce in Procura

L‘autovelox da 200 multe al giorno è posizionato a Pai, frazione del comune di Torri del Benaco in provincia di Verona. L’associazione Altvelox-Maggiore Tutela ha presentato l’esposto spiegando di combattere questa battaglia “per il rispetto della legalità, che in questo caso a nostro avviso non è stata rispettata”. Associazione nazionale dei Consumatori e delle micro imprese-delegazione di Belluno, spiega che l’esposto viene presentato “per rilevata supposta violazione di legge”. Praticamente si chiede ai pm di “accertare e valutare se siano rinvenibili fattispecie penalmente rilevanti“. Inoltre, “essendo la questione in esame particolarmente complessa e articolata sotto il profilo tecnico e normativo”, chiede anche ai pm di “demandare adeguata istruttoria e verifica ad ausiliario consulente tecnico esperto in materia”.

Si tratterebbe di un “illecito reiterato ai danni dei cittadini” 

Le contestazioni all’autovelox di Pai sono state raccolte in un fascicolo molto dettagliato. Al suo interno ci si chiede se “la sussistenza di evidenti gravi concomitanti elementi e motivi, ampiamente fondati in fatto e diritto, atti a rilevare l’illecito reiterato utilizzo, a danno della collettività”.

Si contestano poi una serie di passaggi che hanno portato alla sua autorizzazione. Il Corriere della Sera cita quanto scritto da Altvelox-Maggiore Tutela: “Tale apparecchiatura è stata espressamente approvata in base a mera Determina Dirigenziale emanata dal Mit pur se carente di specifico prodromico Decreto ministeriale del Mise”. Decreto “atto a validare e legalizzare l’apparecchiatura di misura della velocità, mediante le complesse procedure prescritte in materia di metrologia legale”.

Sotto accusa il comune di Torri del Benaco: “Reiterata lesione quotidiana”

Sotto accusa anche “la commercializzazione da parte della ditta costruttrice e relativa fornitura alla P.A dell’apparecchiatura autovelox in contestazione, pur priva di caratteristiche metrologiche imposte per legge non rispecchia le esigenze d’accertamento richieste e pretese dalla P.A. ai fini sanzionatori, venendosi in tal caso a ravvisare il reato di frode nelle pubbliche forniture”. Secondo Altvelox, “a quanto rilevato ne consegue reiterata quotidiana ingiusta e consapevole lesione da parte del Comune di Torri del Benaco ed organi preposti al controllo, alla rilevazione e alla comminatoria delle infrazioni stradali dei diritti dei consumatori e degli utenti della strada costituzionalmente e normativamente garantiti”. 

“Apparecchiatura priva dei requisiti”

Inoltre “sussistono e si contestano gravi elementi di antigiuridicità nell’indebito utilizzo di tali apparecchiature di misura della velocità in quanto priva dei requisiti metrici legali”. Per cui “i richiamati elementi di diritto caducano, senza possibilità di remissione alcuna, le procedure di rilevamento strumentale della velocità a danno degli utenti stradali ai fini sanzionatori, mediante utilizzo di apparecchiature prive dei requisiti metrici e funzionali richiesti per legge, relegando l’attività di P.A. nella categoria della nullità risultando inefficace e improduttiva di qualsivoglia effetto giuridico opponibile e vincolante”.

Sospetti infine anche sull’affidamento diretto che il Comune ha fatto ad una ditta già in 7 occasioni “per un importo complessivo di 179.127 euro”. Nell’esposto alla magistratura, a riguardo, si fa notare come “la soglia per l’affidamento diretto per servizi, senza necessità di gara d’appalto, si attesta fino a 139 mila euro, limite che nel caso in esame risulterebbe abbondantemente superato”. 

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