Spoleto, “cimitero illegittimo, restituite area al proprietario”. Ma ci sono i loculi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2014 - 07:13 OLTRE 6 MESI FA

Spoleto, "cimitero illegittimo, restituite area al proprietario". Ma ci sono i loculiSPOLETO – E’ possibile che un cimitero risulti illegittimo? Vedendo quello che sta accadendo a Spoleto sembrerebbe proprio di sì. Già, perché il camposanto, o meglio la parte ampliata quindici anni fa, è stato costruito in barba al legittimo proprietario che se lo è visto sfilare dal Comune senza un esproprio fatto come il regolamento richiede. A rendere ancora più inconsueta la storia ci si è messo il Consiglio di Stato, che ha depositato la sentenza, condannando il Municipio a “restituire al legittimo proprietario l’area cimiteriale”. Dove, dal novembre del 1999 ad oggi, sono stati realizzati centinaia di loculi e qualche decina di edicole e cappelle.

La storia è raccontata da Carlo Ceraso per Tuttoggi:

Il dispositivo della IV Sezione (composta da Riccardo Virgilio presidente, Giulio Veltri consigliere estensore e dai consiglieri Nicola Russo, Raffaele Potenza e Andrea Migliozzi) ha di fatto ribaltato quella emessa nel 2010   dal Tar dell’Umbria che aveva riconosciuto le ragioni del comune escludendo “la restituzione dell’immobile senza limiti di tempo” ma “indicando al contempo all’amministrazione i criteri al fine della liquidazione del danno”.

Criteri che il proprietario terriero, difeso dall’avvocato Giuseppe La Spina con la consulenza tecnica dello studio tecnico del geometra Francesco Restani, ha impugnato davanti al massimo organo della giustizia amministrativa. A favore del ricorrente ha giocato anche la recente introduzione dell’articolo 42 bis del Testo Unico Espropri. Leggiamo la sentenza che applica la norma in quanto “in assenza di un provvedimento di esproprio…la proprietà del suolo rimane in capo all’appellante, sicché nessun danno può profilarsi in relazione alla sua perdita. Piuttosto, il proprietario ha diritto alla restituzione materiale del suolo, ossia ad essere reintegrato anche nel possesso”. Per questo il CdS ha condannato l’amministrazione “salvo il potere della stessa, in costanza dei presupposti di cui all’art. 42 bis, di emanare un provvedimento di acquisizione postuma con contestuale liquidazione dell’indennizzo, nei termini e modi previsti dalla norma citata”. Una sorta di ‘via di fuga’ che consentirà al Comune di sanare la disdicevole situazione in cui ci si è venuti a trovare. Ovviamente risarcendo il legittimo proprietario, il quale, fino a quando non si troverà l’accordo, dovrà rientrare in possesso del proprio bene.

La zona espropriata si sviluppa su una superfice di 8.954 metri quadrati. Un’area grande più di un campo di calcio, più o meno 100 appartamenti di medie dimensioni dove sono nel frattempo sorti diversi siti cimiteriali. Impossibile al momento quantificarne il valore, al quale si dovrà aggiungere gli interessi legali e probabilmente la mancata redditività di quello che un tempo era un terreno agricolo. Resta da capire quali azioni potrà ora intraprendere il proprietario nei confronti dell’amministrazione.

Una storia che dura da 23 anni:

La lite fra lo spoletino e l’amministrazione si chiude quindi dopo 23 anni, un tempo ben maggiore di quello del famoso libro di Alexandre Dumas e dei suo moschettieri. Un ventennio fatto di cause civili davanti al Tribunale di Spoleto (cominciate nel 1991), poi amministrative. E che aveva visto sorgere anche un comitato cittadino che non voleva l’ampliamento perchè troppo a ridosso delle abitazioni. Nel mirino, politicamente parlando, finiscono così ben due amministrazioni, quella del sindaco Alessandro Laureti (in carico fino alla primavera 1999) i cui funzionari espropriarono in malo modo l’area, e la prima amministrazione di Massimo Brunini che, nel novembre 1999, avviò i lavori di ampliamento. I danni saranno invece, ancora una volta, per le tasche dei contribuenti.