Uccise la zia a coltellate: assolto perché incapace intendere. La vittima lo aiutava a disintossicarsi

L'omicidio della zia paterna di 77 anni, l'11 giugno 2021 a Landriano (Pavia). Il caso si risolve con la non imputabilità del responsabile

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Febbraio 2023 - 17:56 OLTRE 6 MESI FA
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Foto Ansa

Uccise la zia a coltellate e viene assolto. Il pubblico ministero Valentina De Stefano aveva chiesto per lui la condanna a 24 anni di carcere, per aver ucciso a coltellate la zia paterna di 77 anni, l’11 giugno 2021 a Landriano (Pavia).

Uccise la zia a coltellate: assolto perché incapace intendere

Ma oggi la Corte d’Assise di Pavia ha assolto Andrea Cusaro, 28 anni, per difetto di imputabilità: secondo i giudici togati e popolari non può essere condannato, perché incapace di intendere e volere. E’ stato inoltre disposto che venga curato, per un periodo di 10 anni, in una Rems (Residenza per l’esecuzione della misure di sicurezza).

Il 28enne nel giugno di due anni si era trasferito a vivere dalla zia Gabriella Cusaro, ex farmacista molto conosciuta a Landriano (Pavia). Era stata lei ad accoglierlo per cercare di aiutarlo a superare i suoi problemi. Da anni il ragazzo soffriva di disturbi psichici, legati anche al consumo di sostanze stupefacenti.

La notte dell’assassinio: per la Procura era lucido

La notte tra il 10 e l’11 giugno avrebbe aggredito la zia, colpendola ripetutamente con un coltello sino a ucciderla, dopo un’accesa discussione con la donna, che negava di avergli nascosto la droga.

Per la Procura l’imputato era lucido al momento dell’omicidio e non si sarebbe mai pentito; il pm aveva anche chiesto l’aggravante dei futili motivi e della crudeltà.

L’avvocato Maria Francesca Fontanella, difensore di Cusaro, ha invece sempre sostenuto la “non imputabilità” del suo assistito per incapacità: tesi che è stata accolta dalla Corte d’Assise di Pavia.

“E’ una vicenda dolorosa – ha commentato l’avvocato Fontanella – che richiama ancora una volta l’importanza che i servizi di assistenza sul territorio gestiscano queste situazioni critiche, per evitare che possano sfociare in drammi. Le famiglie non possono essere lasciate sole, specie se si trovano alle prese con adulti che a volte rifiutano di essere curati”.