Confermato in appello l’ergastolo per Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano. Esclusa la premeditazione

Alessandro Impagnatiello, l’ex barman trentaduenne reo confesso dell’omicidio della compagna incinta Giulia Tramontano, dovrà scontare l’ergastolo. Lo ha stabilito la Corte d’Assise d’Appello di Milano, che oggi ha confermato la condanna già pronunciata nel processo di primo grado. L’omicidio risale al 27 maggio 2023, quando Giulia, incinta al settimo mese, fu uccisa nella loro abitazione di Senago. La Corte, presieduta dalla giudice Ivana Caputo con a latere Franca Anelli, ha escluso l’aggravante della premeditazione, ma ha ritenuto comunque proporzionata la pena massima prevista dal codice.

Nel corso dell’udienza, i giudici hanno ascoltato le parti: la Procura generale, rappresentata da Maria Pia Gualtieri, l’avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, e la difesa di Impagnatiello. Il tentativo dell’imputato era chiaro: evitare l’ergastolo, unica possibilità per immaginare un futuro, seppur remoto, fuori dal carcere. Un obiettivo fallito. Scortato dalla polizia penitenziaria, Impagnatiello è entrato nell’aula dove pochi mesi prima, il 25 novembre 2023, era stato condannato alla pena massima.

La linea difensiva e la questione della premeditazione

Il fulcro dell’appello si è concentrato sull’aggravante della premeditazione. L’avvocata difensore Giulia Geradini ha tentato di dimostrare che il delitto non fu pianificato. Secondo la tesi della difesa, l’omicidio sarebbe stato il frutto di un “susseguirsi di errori”, senza una vera “pianificazione”, e non un agguato premeditato.

La Corte ha accolto solo parzialmente questa linea, ritenendo assente la premeditazione, ma senza concedere alcuno sconto sulla pena. Il gesto, pur non pianificato, resta di una gravità estrema: la vittima, Giulia Tramontano, aveva solo 29 anni e aspettava un figlio.