Preside, cioè donna al 70%. Mancano i maschi. Azzardo è… Ludopatia. Parola alibi

Un dato inaspettato: le presidi donna sono il 70 per cento. Una aspettatissima reazione culturale (sì, culturale) di massa: responsabilità parola maledetta, benedetto sia dire ludopatici.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 19 Ottobre 2023 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA
presidi

Foto Ansa

Ci sono professioni che si vanno, anzi si sono per così dire femminilizzate. Il giornalismo è una di queste. Un’altra è quella della docenza nella scuola pubblica, da tempo e sempre più il Prof è soprattutto una Prof. E non solo alla base della piramide, insomma tra le giovani leve in cattedra o magari nell’anticamera del precariato. Anche al vertice della struttura scuola, anche quelli che una volta si chiamavano presidi (da un po’ la burocrazia andata in felici nozze con la pavidità ottusa del dire socialmente corretto li ha battezzati dirigenti scolastici) il Preside è soprattutto una Preside. Al settanta per cento, più o meno.

Tanto che la regola politicamente corretta della parità di genere genera oggi una ricerca del maschio alla presidenza del “plesso” (si dice così in burocratese sindacalese) scolastico. Ricerca da mancanza, ricerca che, a regola di parità di genere, dovrebbe, anzi deve offrire facilitazioni e percorsi facilitati al genere meno rappresentato nel novero nazionale delle presidenze. Se non ve l’aspettavate, cera da aspettarselo.

Ludopatico…e scaccia la responsabilità

Ludopatico è in questi giorni una parola alibi. Alibi totale e portentoso, quasi magico. Trasforma dei giocatori d’azzardo su siti illegali, dei praticanti assidui di micro illegalità, dei frequentatori e utilizzatori di servizi offerti dalla macro criminalità, degli inaffidabili verso il lavoro che svolgono, degli scommettitori d’azzardo e di nascosto sulle loro stesse attività…eccoli trasformati in affetti, colpiti, contagiati in una malattia di cui non sono responsabili e quindi non hanno responsabilità. Insomma non i vari Fagioli, Tonali, Zaniolo (e quanti altri se ne verranno) come persone che si giocano, letteralmente si giocano, soldi e affidabilità in scienza e coscienza di quel che fanno ma in poveri ragazzi che vanno trattati con delicatezza, accuditi perché gli è caduta addosso (chissà da dove!) una brutta malattia.

Ludopatico, parola alibi: solo l’ultima incarnazione della lingua incaricata e capace della costante trasfigurazione e trasformazione, la lingua dove la parola e l’idea, il concetto di responsabilità (men che mai individuale) sono banditi e scacciati come un tempo neanche i lebbrosi. La lingua che ogni volta che responsabilità si azzarda ad affacciarsi la cancella e sostituisce con la parola vittima. Siamo sempre e tutti vittime, nel caso in specie si dice ludopatici. Infatti e a margine chi ha la responsabilità di regalare spazio televisivo e soldi della collettività ad un pregiudicato che molta galera si è fatta (e molti soldi) per aver trafficato con “notizie” sulla vita altrui? Nessuno, siamo tutti, anche in Rai, vittime del sistema che reclama audience. Ludopatici tutti e assidui, dello sterminio della responsabilità. Ci stiamo dentro comodi, spesso lo chiamiamo successo.