YOUTUBE Maiali, ecco come vengono allevati: gabbie, torture…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2016 - 06:27 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Maiali, ecco come vengono allevati: gabbie, torture...

YOUTUBE Maiali, ecco come vengono allevati: gabbie, torture…

LONDRA – Tracy Worcester, una nobile inglese, in una missione in incognito e “armata” di videocamera, rivela le ripugnanti condizioni in cui vengono allevati i suini nelle fattorie. Sul Daily Mail, scrive il raccapricciante racconto: “Una missione snervante, ma vale la pena far luce sulle disgustose condizioni. Ciò che ho visto non era solo doloroso ma orribile”. Nascosta “nel buio, potevo intravedere i maiali stipati in piccoli recinti spogli, non c’era paglia come vorrebbe invece la legge”.

La Worcester, attivista e sostenitrice della protezione animali, continua: “Le scrofe con i maialini da latte erano richiusi in gabbie così piccole che non potevano muoversi. Resteranno così per tre o quattro settimane, fino a quando i maialini saranno svezzati. Ciò equivale a tortura”.

“I maiali morti di malattia o trascurati, sono stati lasciati a terra – forse è troppo costoso spostarli – e, uno spettacolo da voltastomaco, c’era un bidone aperto pieno di maialini morti”. “Tutti i suini, anche quelli appena nati, avevano la coda tagliata. Questo è un brutto segno e, di nuovo, contro la legge. Si tratta di una pratica usata soltanto quando i suini sono talmente stressati che iniziano a mordersi la coda a vicenda”.

Prosegue l’audace attivista: “Siamo orgogliosi di essere una nazione che ama gli animali e diciamo che le nostre norme in materia di benessere sui suini, sono tra le più severe al mondo. Ma dobbiamo dire la verità sulla carne di maiale che acquistiamo nei negozi e nei supermercati”. “L’orrore che ho filmato non è un’eccezione. E’ tipico delle aziende di tutto il paese”.

Gran parte della pressione per ridurre i costi è condizionata dall’estero. Il fatto è che il Great British Bacon Butty, spesso non è affatto britannico. Il 54% del maiale importato – afferma la Worcester – in gran parte dalle fabbriche di suino in Germania, Danimarca e Paesi Bassi, è lavorato in condizioni che in Inghilterra sarebbero illegali.

“Alcune carni potrebbero arrivare da paesi lontani come Cile, dove ho ripreso la battaglia della popolazione locale per chiudere l’allevamento di maiali più grande del mondo, che ospita il sorprendente numero di 2,5 milioni di animali. Queste importazioni da gigantesche fabbriche pregiudicano l’attività degli agricoltori britannici che, con standard di benessere più elevati ma aziende agricole più piccole, non possono competere”.

“I grandi stabilimenti, sfruttando la manodopera a basso costo e le leggi permissive sulla protezione, stanno mettendo spalle al muro gli allevatori inglesi. Negli ultimi 15 anni abbiamo perso metà delle scrofe, con molte delle aziende agricole di piccole e medie dimensione costrette a chiudere. Una volta andate, sono andate per sempre”.

“Eppure possiamo agire – afferma l’attivista – utilizzando il nostro potere di consumatori. Possiamo scegliere il maiale che ha l’etichetta RSPCA, è allevato all’aperto o biologico. Il potere è nel nostro portafoglio”.

Negli ultimi dieci anni, la marchesa di Worcester, ha utilizzato il titolo nobiliare e le conoscenze, per raccogliere fondi così da poter girare filmati sugli orrori nascosti degli allevamenti di suini.

“Ho tenuto dei maiali e sono creature affascinanti. Socievoli, affettuosi, curiosi e, contrariamente allo stereotipo, molto puliti. Come gli elefanti, formano gruppi familiari guidati da una matriarca e, come la maggior parte dei mammiferi, c’è un forte legame tra la scrofa e il suo maialino. Alcuni studi hanno dimostrato che i suini apprendono velocemente, sono in grado di rispondere ai comandi come i cani ed eseguire compiti complessi come gli scimpanzé”.

Gli allevamenti così strutturati non sono nocivi solo per gli animali ma rappresentano un grave rischio per la salute umana, dice Worcester: mantenere gli animali in condizioni innaturali e poco igieniche, favorisce le malattie e infatti, ai maiali è routine far assumere antibiotici.

I medici, gli ospedali, allarmati dalla resistenza umana agli antibiotici, li stanno riducendo ma, allo stesso tempo, il loro uso negli allevamenti sta aumentando. Nel Regno Unito, il 45% delle vendite è destinato agli animali e negli USA più dell’80% al settore agroalimentare.

Ciò alimenta la proliferazione di batteri resistenti agli antibiotici e rende più difficile curare alcune malattie umane.