Afghanistan. Dopo l’attacco ai militari italiani a Kabul, la stampa estera parla di ”confusione” nel governo

Pubblicato il 18 Settembre 2009 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA

Le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi e dei suoi alleati di governo dopo l’attentato in cui giovedì a Kabul hanno perso la vita sei militari italiani ed altri quattro sono rimasti feriti indicano che all’interno dell’esecutivo esiste ”una certa confusione” riguardo a quali effetti avrà l’accaduto sull’impegno italiano ad aiutare militarmente gli Stati Uniti nella guerra in Afghanistan, secondo quanto scrive l’Associated Press.

Dichiarazioni contraddittorie si sono susseguite per tutta la giornata di giovedì. Berlusconi ha detto che le truppe internazionali dovrebbero lasciare il Paese al più presto, pur precisando che non ci sono tempi definiti per il ritiro e che comunque qualsiasi decisione sarà presa assieme agli alleati. Ma secondo il New York Times le parole di Berlusconi sono la più decisa presa di posizione di un leader europeo contro il  mantenimento delle truppe straniere in Afghanistan. ”Siamo tutti convinti”, ha infatti detto il premier, ”che sarebbe meglio per tutti ritirare le nostre truppe rapidamente”.

Non così sembra pensarla il ministro della difesa Ignazio La Russa, secondo il quale il ”codardo” attacco agli italiani non avrà effetti sull’impegno del governo. Successivamente però La Russa ha sfumato la sua posizione. ”Questo è un momento di dolore e di unità”, ha dichiarato in parlamento, ”poi ci saranno i modi e i tempi per esaminare la natura della nostra missione e discutere come possiamo essere più vicini ai nostri soldati”.

Decisamente a favore di un rapido ritiro delle truppe italiane si è detto Umberto Bossi, importante alleato di Berlusconi, secondo il quale ”tutti i soldati italiani dovrebbero rientrare in patria entro Natale”. Di diverso parere si è detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, il quale ha affermato che l’attaco a Kabul ”non scoraggerà l’Italia”. E’ precisamente in questi momenti difficili, ha detto Frattini, ”che dobbiamo rimanere vicini agli afgani senza dimenticare che la nostra presenza serve tanto alla loro quanto alla nostra sicurezza”.

Non ha mancato di dire la sua anche Antonio di Pietro, dai banchi dell’opposizione. Cosa ci facciamo ancora in Afghanistan?”, si è chiesto. “A forza di starci, e di restarci, abbiamo perso anche la conoscenza delle ragioni per le quali ci siamo andati”. L’Italia mantiene in Afghanistan 2.800 soldati. Le vittime dell’attentato kamikaze di giovedi fanno salire a 20 il numero dei militari italiani morti nel Paese islamico.