Marino e la questione morale del Pd: Berlusconi ringrazia

Pubblicato il 12 Luglio 2009 - 10:34 OLTRE 6 MESI FA

Se Ignazio Marino è il nuovo della sinistra che avanza, non solo Silvio Berlusconi, ma anche l’ultimo degli ex avanguardisti dell’ex An può dormire sonni tranquilli, perché con uno così, se mai volessero davvero eleggerlo, il Pd non va certo lontano.

Ma come si fa a parlar di questione morale perchè uno dei tantissimi responsabili di circoli del Pd è uno stupratore seriale? Come fa a dirlo uno che si dice di sinistra?

Se in una organizzazione di massa, come un partito, ci sono persone che violano le leggi non nell’interesse del partito ma per fini propri, questo è statisticamente naturale e così come nessuno si azzarda a estendere qualifiche disonoranti a un gruppo di persone per l’esistenza di uno o alcuni peccatori, così non è lecito, per amore di polemica elettorale interna disonorare i compagni o colleghi di partito per animare un dibattito politico che su ben altri temi dovrebbe accendersi.

Diverso ovviamente sarebbe se avessero preso Franceschini o Bersani con il passamontagna in testa in fondo a un garage. Ma qui parliamo di un personaggio fino a ieri sconosciuto ai più, che finora a suo carico ha peraltro solo le accuse della polizia, che, per uno di sinistra come di sicuro è Marino non dovrebbero bastare. Lo dice anche la Costituzione.

Vero è che il presunto stupratore seriale di Roma,Luca Bianchini, ebbe un precedente nel ’96 ma il giudice lo lasciò andare perché incapace di intendere e volere al momento della violenza. Però è anche vero che se così avvenne, è anche giusto che una persona non si porti dietro il peso dell’infamia per sempre. La redenzione su questa terra è una delle possibilità che giustamente tanti anni di lotte della sinistra ci ha dato.

Al di là degli aspetti tattici, per cui spararsi addosso è suicida (ma nella storia, tanti predecessori di Marino per molto meno ci hanno lasciato la pelle e non per fuoco nemico), è proprio uno dei punti qualificanti della sinistra che l’aspirante segretario ha messo in gioco: il rispetto delle persone, il diritto all’oblio, la possibilità di ricominciare daccapo.

Forse ha sbagliato il giudice allora a lasciar libero Bianchini, perché se il raptus valeva per lui, la stessa esimente può vale per chiunque compia un reato, perché in quel momento lì, come facciamo a dire che l’omicida, il rapinatore, lo stupratore erano proprio loro stessi? Ma allora sarebbero da rivedere giudizi e comportamenti dei tanti che, prima e dopo quel giudizio, tale giudizio determinarono e poi accettarono.

Ma tutto questo con la questione morale all’interno di un partito non c’entra proprio nulla.