Tennis, tributo a Marat Safin che saluta il Grande Slam. Fuori agli Us Open al primo turno contro Melzer

di Flavio Grasselli
Pubblicato il 2 Settembre 2009 - 20:50| Aggiornato il 3 Settembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

safin-maratMarat Safin saluta, come promesso, il Grande Slam. Il tennista russo, ex numero del mondo, ha perso al primo turno degli Us Open contro l’austriaco Melzer, in quattro set, dopo aver vinto nettamente il primo. Abbandonerà definitivamente l’attività agonistica a novembre, dopo il torneo di Parigi-Bercy.

All’appassionato di tennis potrebbe scendere una lacrima ripensando al gioco di Marat, fatto di tanto istinto e poca filosofia. Classe 1980, amante delle donne (difficile dire se le amasse più lui o il contrario), Marat riusciva a coniugare lo sport alla bella vita, portando all’estremo il suo ottimo fisico e crogiolandosi (troppo) sul suo talento straordinario.

Dalla vittoria agli Australian (2005), progressivamente, match dopo match, Safin iniziava gli incontri con sempre meno benzina, affidandosi unicamente ai colpi vincenti (soprattutto con il rovescio). Vederlo oggi è stato vedere il tempo che passa. Primo set: Marat bello, infallibile. Voleva lasciare un grande ricordo, come fece Sampras che riuscì addirittura a vincere il suo ultimo torneo dello Slam, proprio negli Usa. Nel secondo set i primi errori, frutto di una condizione atletica tutt’altro che impeccabile (come ormai da troppo tempo). Il match è finito, di fatto, al primo break di Melzer.

L’istinto ed il talento non lo hanno abbandonato nemmeno nel suo ultimo appuntamento in un match del Grande Slam. Safin sembrava chiedere a sè stesso: “Dove sei?”. Ed arrivava puntuale un “colpo”. Ma il tempo passa e l’indiavolato avversario, non in vena di regali, recuperava al punto successivo e superava a quello dopo.

Marat, d’altro canto, non ha mai avuto voglia di pensare solo al tennis, ed ora di voglia non ne aveva proprio più («Ho avuto alcune grandi annate, è il momento di fare altro»). Numero uno lo è stato, solo “per vedere cosa si prova”. Applausi.