Marea nera. BP pronta a licenziare i suoi principali dirigenti, rischio take over

Pubblicato il 6 Luglio 2010 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA

Carl Eric Svanberg, presidente della BP

Passata la tempesta tropicale Alex, riprendono le operazioni nel Golfo del Messico colpito dalla marea nera; mentre La Bp, prima responsabile del peggior dramma ecologico della storia degli Stati Uniti, si prepara a licenziare i suoi principali dirigenti, iniziando dal presidente Carl-Henric Svanberg, accusato da piu’ parti di non essere stato in grado di gestire la crisi.

Lo scrive oggi con ampio rilievo l’edizione americana del Financial Times, secondo cui i licenziamenti diventeranno realta’ una volta chiuso definitivamente il pozzo (si pensa verso la meta’ di agosto). Tra le teste che salteranno viene citata quella di Tony Hayward, l’amministratore delegato in prima linea sin dal primo giorno, ma che ha fatto una serie di gaffe che hanno irritato sia le autorita’ americane, sia gli azionisti.

L’Ft ha parlato con anonimi azionisti di primo piano della Bp, convinti che un terremoto sia necessario per rilanciare la compagnia ora che avendo perso valore e’ anche diventata a rischio take-over. Tra i grandi gruppi potenzialmente interessati, il quotidiano della City parla di ExxonMobil, Royal Dutch Shell e PetroChina, il gruppo petrolifero cinese.

Ora che Alex e’ solo un ricordo, le operazioni di contenimento del greggio hanno ripreso nel Golfo del Messico, dove martedi’, dopo una serie di test, la gigantesca nave raccogli-petrolio (skimmer) taiwanese A Whale iniziera’ a ripulire centinaia di migliaia di barili d’acqua oleosa al giorno. Oggi, come ha indicato una portavoce della Guardia Costiera, Stephanie Heber, ”stiamo pompando petrolio in Louisiana, ma non in Alabama, Mississippi e Florida”, gli altri stati dalle coste inquinate dal greggio della Bp che continua a fuoruscire nel Golfo del Messico.

”Non stiamo ancora bruciando petrolio perche’ le condizioni meteo non lo permettono ancora”, ha precisato la portavoce, secondo cui si stanno installando di nuovo chilometri di barriere galleggianti per arginare il petrolio. Secondo il New York Times, che alla vicenda dedica un lungo articolo, l’industria petrolifera Usa, contraria ad una tassa per ripulire il Golfo del Messico, continua a ricevere miliardi di dollari in sovvenzioni ogni anno, anche sfruttando compagnie offshore. Nel caso della Bp, per esempio, la piattaforma Deepwater Horizon e’ registrata nelle isole Marshall, e la societa’ che ne e’ proprietaria, la Transocean, da Houston in Texas si e’ trasferita in Svizzera per ragioni fiscali.

La stessa Bp ha tratto beneficio da meccanismi particolari di sgravi fiscali. La Bp, infine, sta tentando di far pagare la bolletta miliardaria anche ai suoi soci. Il Nyt, in un articolo pubblicato online, scrive che la multinazionale britannica ha inviato richieste per circa 400 milioni di dollari ai suoi soci nel pozzo, la Anadarko Petroleum, e la Mitsui,che ne possiedono rispettivamente il 25 e il 10 per cento.