Marino. Fori. Carmen Llera Moravia: “Megalomane”. Tullio Gregory: “Stupido”

Pubblicato il 14 Agosto 2013 - 07:12 OLTRE 6 MESI FA
Marino. Fori. Carmen Llera Moravia: "Megalomane". Tullio Gregory: "Stupido"

Carmen Llera Moravia: ilprogetto di Marino è megalomane

Il caos dei Fori pedonali e il terrore di quel che succederà con il grande rientro ha scosso anche i giornali più generosi verso il nuovo sindaco di Roma Ignazio Marino, il quale sembra intenzionato a superare il record negativo del suo predecessore Gianni Alemanno, che infatti, dopo la sonora sconfitta delle elezioni, ha già cominciato a alzare la testa. Intanto Roma è ostaggio degli zingari e il Comune non riesce nemmeno a trasferirne una tribù da un campo a un altro.Corriere Maria Rosaria Spadaccino.

Il progetto si sta rivelando un bluff e una pura angheria verso le auto private: i pullman, i taxi e le  auto blu continuano a sfrecciare nelle strade interdette ai cittadini comuni e l’inquinamento delle zone limitrofe, pur con lo scarso traffico di Ferragost, è salito di molto per effetto dell’intasamento.

Ignazio Marino sembra però montato sul cavallo del conquistador e ha detto che farà di peggio: rimuoverà, ha scritto Maria Rosaria Spadaccino sul Corriere della Sera,

“il nastro d’asfalto che nasconde la città antica e il suo annuncio — che ha acceso il dibattito cittadino — non ha sorpreso tecnici ed addetti ai lavori, consapevoli che la (parziale) pedonalizzazione dei Fori Imperiali era solo l’inizio di un progetto più grande”.

La scrittrice Carmen Llera Moravia parla fuori dai denti. Si tratta, dice, di

“un’impresa megalomane di cui non capisce bene l’urgenza. Non sono archeologa e neanche urbanista ma mi chiedo se è il momento giusto per stravolgere così la città. Davvero non ci sono cose più importanti da fare? Vivo da 30 anni a Roma e siamo sommersi dall’archeologia, con questo progetto di cancellazione dei Fori Imperiali sfioriamo l’overdose”.

Con scrupolo di cronista,  Maria Rosaria Spadaccino è andata  sentire l’archeologa Rita Paris, che ha detto cose da brivido anche col solleone:

“L’obiettivo del sindaco è integrare questo progetto con la città. Dobbiamo pensare ad un’area come villa Borghese, completamente all’interno del tessuto urbano, che si pu percepire da vari accessi, ognuno con il proprio carattere, con la propria fruibilità. Lo stesso si potrà pensare per la città antica, con i suoi luoghi d’incontro, di potere, che riaffiora dentro la città moderna. I cittadini avranno modo di entrare ed uscire nell’area archeologica semplicemente frequentando la propria città. E poi l’area archeologica centrale si potrà riunire finalmente con l’Appia Antica, in maniera fruibile con ingressi diversi lungo l’intero asse della strada”.

E i cancelli? E la vita di tutti i giorni? Ora Roma, per chi non gode di speciali permessi, è tagliata in due.

Il filosofo Tullio Gregory ha idee tanto opposte quanto giuste:

“Marino sta riprendendo stupidamente un progetto di oltre 30 anni fa, sta perseguendo l’antifascismo urbanistico di mediocri architetti. La direttrice piazza Venezia-Colosseo è di grande modernità (lo diceva Cesare Brandi). Lui vuole sbancare la via dell’Impero per trovare solo modeste tracce. Per capire di cosa ha bisogno Roma invece di andare in bici, vada in autobus e scoprirebbe che la nostra città è da quinto mondo”

Altri architetti, e chi se non loro, sostengono Marino. Al fondo c’è un’idea di Antonio Cederna,

“padre di questo grande progetto”,

morto da anni e che lanciò l’idea anni fa,

“collegava nell’ordine la restituzione dei Fori alla città, alla riorganizzazione del trasporto pubblico e alla riqualificazione delle periferie”.

Insomma, utopia pura: sono cose che si sono molto belle quando si scrivono sui giornali (Antonio Cederna collaborava con l’Espresso dei bei tempi) e si discutono in salotto, tra sigarette, whisky e vodka, ma che poi si rivelano impossibili da attuare, solo  ragionarci un po’.

Da quando via dei Fori Imperiali fu realizzata, Roma è cresciuta almeno dieci volte. Come si fa a tornare indietro. A parte che via dei Fori imperiali era un asse importante di collegamento fra due parti di Roma altrimenti comunicanti attraverso un giro infinito.

C’è voluto un miliardario francese, proprietario di Fendi, a riconoscere al Palazzo della civiltà e del lavoro i meriti di quello che è, un’opera bellissima. Cosa ci vorrà perché qualcuno dica ai fascisti dell’antifascismo di maniera che via dei Fori imperiali è un’opera utile, funzionale e anche una passeggiata archeologica bellissima e che i loro sono solo pregiudizi ideologici, non giudizi estetici?

A Repubblica, dopo qualche giorno di incertezza, hanno capito che la difesa a oltranza di Ignazio Marino può costare parecchie copie anche p perché nelle zone dove il traffico è stato stravolto c’è pieno di compagni, elettori di Marino ma anche lettori di Repubblica. Ne è scaturito un pezzo perfino esilarante, dove Marco Ciaffone descrive la surreale situazione del traffico nella zona dietro il Colosseo:

“Ore 11 di lunedì 12 agosto. All’incrocio tra via Nicola Salvi, fresca di inversione del senso di marcia, e piazza del Colosseo, si incolonnano tre bus turistici. Quanto basta per creare un piccolo ingorgo tra le due curve che si aprono dopo via degli Annibaldi. Non è certo da ieri che il transito dei torpedoni per le vie del centro si trasforma in criticità per il traffico, ma è con la chiusura di via dei Fori Imperiali ai privati che il pericolo derivante da questi grossi mezzi diventa ancora più preoccupante”. 

 Nathalie Naim, consigliera della lista civica Marino al I municipio, schierata ideologicamente sulla folle idea dei Fori pedonali, si rende conto che la situazione è critica:

«Occorre rimettere subito mano al piano del 2010 per ridisegnare la presenza di questi bestioni tra le strade del centro. […] Bisogna prendere contromisure — conclude la Naim — prima dell’arrivo di settembre».