Addio carne, nel 2050 vegetariano un italiano su due

Pubblicato il 3 Settembre 2011 - 17:54 OLTRE 6 MESI FA

GORIZIA – Il musicista Bryan Adams e l’atleta Carl Lewis, ma anche l’ex Beatle Paul McCartney e il filosofo Peter Singer. Cosa li accomuna? Sono tutti vegetariani. E come loro, sette milioni di italiani si dichiarano fedeli al vegetarismo (il 12% della popolazione), stile di vita più che mera forma di alimentazione. Un numero in esponenziale e continuo aumento, stando a un’indagine dell’AcNielsen rielaborata dall’Eurispes: secondo una proiezione, entro il 2050 saranno 30 milioni i vegetariani in Italia, ossia uno su due, mentre nel 2000 erano appena 1,5 milioni.

”Rispetto a vent’anni fa è cambiato il sistema di accesso alle informazioni: Internet ha creato uno sconquasso, abbattendo definitivamente le posizioni dietro cui si arroccavano luminari della dietologia”, spiega Stefano Momentè, presidente di Vegan Italia e coordinatore culturale della seconda edizione del Festival Vegetariano, in programma a Gorizia. I vegetariani sono per lo più donne (70%) di età compresa fra i 25 e i 54 anni (62%) e con un livello di istruzione medio-alto (85%).

La rinuncia alla carne (e ai suoi derivati: i vegani, che eliminano dalla propria dieta anche uova e latte, sono oltre 600 mila solo in Italia) è  determinata da motivi etici, religiosi, filosofici, ma soprattutto salutistici: ”Le diete vegetariane – aggiunge Momentè – sono salutari, nutrizionalmente complete e contribuiscono ad abbattere i rischi delle cosiddette patologie del benessere, come cardiopatie e colesterolemia”.

Ogni italiano consuma mediamente 92 chilogrammi di carne all’anno; peggio va nel Regno Unito, dove il consumo pro capite di prodotti di origine animale è di 125 chilogrammi. Una recente ricerca della Oxford University ha calcolato che diminuendo il consumo di carne e prodotti animali (latte e uova) a 25 e a 11 chili l’anno si eviterebbero rispettivamente 32.352 e 45.361 morti l’anno nel solo Regno Unito. Il dossier ‘Healthy Planet Eating’, commissionato dall’associazione Amici della Terra, rivela come la carne lavorata (insaccati e simili) sia ancora più dannosa per la salute rispetto a quella fresca, ma come invece non ci sia alcuna differenza dal punto di vista salutistico tra carne rossa (manzo, maiale, agnello), carne bianca (pollo) e pesce, perché tutta la carne degli animali d’allevamento intensivo è  diventata negli ultimi decenni sempre più grassa, vale a dire contiene sempre più grassi saturi e colesterolo e sempre meno proteine.