Requiem per Berlusconi sui giornali. Ma per Monti “strada in salita”

Pubblicato il 13 Novembre 2011 - 13:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fuori Silvio Berlusconi, dentro (a meno di improbabili colpi di scena) Mario Monti. Per i giornali di domenica 13 novembre è tempo di analisi. E ad occuparsi della giornata storica di sabato, quella che conclusa con le dimissioni di Berlusconi e le feste di piazza, sono soprattutto i direttori.

Salvo poche eccezioni il faro è ancora puntato sullo sconfitto. Per parlare di Monti, evidentemente, ci sarà tempo da lunedì.

Eugenio Scalfari, su Repubblica, non risparmia Berlusconi neppure nel giorno della sconfitta. Nel suo editoriale scrive:“Berlusconi galleggia nel mare tempestoso che lo circonda ma, dalle sue recenti sortite, dai suoi cambiamenti di rotta improvvisi, dalle proposte assurde e dagli anatemi ripetitivi, dà l’impressione d’essere in uno stato di stordimento e di incoerenza totale, come un pacco sballottato nella stiva d’una nave che imbarca acqua dalle falle del suo sconnesso fasciame”.

Stefano Folli sul Sole 24 Ore dà invece per scontata la fine politica di Berlusconi: ” Il suo periodo non può essere definito un regime, eppure finisce come talvolta finiscono i regimi. Da oggi comincia un’altra storia”.  Quella di Mario Monti, appunto.

Eppure, spiega Folli, nonostante tanti elementi rassicuranti nel cambio di governo, rimane una “vaga inquietudine”. Perché “il “via libera” di Berlusconi tende a limitare l’orizzonte temporale di Monti alla sola emergenza economica fissata nella lettera all’Unione (a sua volta specchio della missiva ricevuta in agosto dalla Banca centrale). Non esistono, certo, governi a tempo; ma esistono governi che ricevono un freddo e ambiguo sostegno parlamentare. Secondo punto, cruciale. L’esecutivo aveva tutto da guadagnare da un profilo tecnico incardinato però su un impianto politico. Su un filo capace di legare il presidente del Consiglio ai partiti che dovranno sostenerlo in Parlamento”.

Sul Fatto Quotidiano il direttore Antonio Padellaro prima celebra la sconfitta di Berlusconi, “un uomo abbandonato dai suoi stessi scherani”. Poi, però, ammonisce: “Attenzione. Berlusconi va via ma Berlusconi resta”. Come è possibile? Per Padellaro “”è il berlusconismo che rimane tra noi. La sottocultura dei disvalori entrata in profondità nelle vene del Paese non sarà facile da espellere. A cominciare dal comandamento malavitoso della legge che non è uguale per tutti, conculcato per anni nella testa della gente, norma vergogna dopo norma vergogna. Ma resta soprattutto il partito di Berlusconi che non dimentichiamolo mai, ha difeso qualsiasi nefandezza e bunga bunga padronale”.

Punta invece tutto sulle difficoltà che incontrerà Mario Monti Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera: “La strada è accidentata e per percorrerla non si devono fare errori. Il governo Monti può nascere e vivere solo grazie a «patti chiari». Bisogna dire tutta la verità e agire di conseguenza. Nelle situazioni di emergenza si ricorre a soluzioni di emergenza. Tale sarà, se nascerà, il governo Monti. Sarà un governo del Presidente e non un governo tecnico come assurdamente si continua a dire. I tecnici esistono, i governi tecnici no. Formalmente non c’è differenza fra un governo del Presidente e un normale governo parlamentare: anche il primo deve avere la fiducia del Parlamento salvando così le forme. La differenza è di sostanza: l’emergenza sposta, per un tempo che si intende (e si spera) limitatissimo, dal Parlamento alla presidenza della Repubblica il potere sovrano.