Trippa alla romana

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 - 16:47 OLTRE 6 MESI FA

– “Fosse che “certe” delusioni ti hanno fatto cambiare gusti ed ora ti piacciono le donne?”- Disse l’amica allusiva.

– “Bleah!- Rispose lei con una linguaccia e l’espressione schifata-

Niente potrebbe farmi cambiare tendenza”.

– “Allora? Dov’è il problema? Sei solo un po’ nervosa, non è giusto che ti sfoghi sul primo malcapitato che vuole essere cortese con te!”- Ribatté l’altra sapendo che toccare il tasto della giustizia avrebbe sortito la nota giusta.

Tutto quel ragionare l’aveva sfinita: i suoi stanchi neuroni ormai non interloquivano più tra loro ed il tracciato del suo elettroencefalogramma era diventato irrimediabilmente piatto, completo di biip continuo.

Perciò lei, rassegnata al proprio destino, si armò di buone intenzioni e decise di uscire ancora con lui.

Non c’erano molti argomenti a favore del candidato, si sarebbe detto nessuno se non fosse stato per la sua auto sportiva.

Per predisporsi all’incontro perciò, passò due giorni ad ascoltare canzoni d’amore napoletane, due a leggere libri rosa, altri due a vedere film in cui i protagonisti, facendosi promesse d’amore eterno, finivano col vivere per sempre insieme felici e contenti: il settimo giorno, quindi, si riposò.

Lei si accorse che lui stava per citofonare dalle esalazioni che arrivavano fin alla sua finestra aperta: aveva sicuramente scambiato il profumo per bagnoschiuma e ci si era fatto il bagno.

“Senti? – Disse lei chiamando l’amica – Secondo te è normale?”

– “Avrà esagerato un po’, lo ammetto, ma quante volte anche noi?”

“Un po’, dici?”- Replicò lei pensando alla saggezza dei latini progenitori col loro “Non bene olet qui semper olet”. Si tenne però il pensiero per sé per paura che l’amica volasse ancora sulle ali di Pindaro spinta dal vento di qualche nuova teoria di psicologia sulla percezione degli odori.

– “Ti piace questo profumo che ho appena comprato? Lo senti?”

– “Se io lo sento? Ma se hai addormentato tutto il palazzo con i tuoi effluvi ed il nugolo di zanzare che aleggiava nel cortile si è disperso non appena ne hai varcato il cancello!” – Pensò.

Ed invece: “Sì, lo sento, diciamo che è molto intenso! Pura essenza di bergamotto? – Non si poté trattenere lei dal dire.

E lui: “No, é …” – Disse pronunciando un nome in una lingua che voleva essere francese e che solo per la sua notorietà lei poté riconoscere.

Se il padre di quel profumo avesse saputo che la sua creatura sarebbe stata impiegata come vapore venefico si sarebbe suicidato prima di morire per cause naturali.

“Ti dispiace se apro il finestrino? – Gli disse repentinamente – Ho caldo!” Riuscì a mormorare lei, ormai quasi vittima dell’effetto anestetico di quei vapori.

“Accendo subito l’aria condizionata”- Disse lui premuroso.

“No, no! – Preferisco l’aria esterna! Grazie!” -Si affrettò a dire lei, mentre il risultato della sua buona educazione stava per svanire insieme all’affiorare di improperi e vituperi sulle sue labbra.

“Cosa fai, parli da sola?” – Le chiese lui.

“Perché?” – Chiese lei con finta innocenza.

“Perché ti sento mormorare qualcosa” – Rispose lui.

“Ah! – Fece lei- Sto mormorando una bella canzone che ho sentito stasera, ma non chiedermi di ripeterla perché mi ricordo solo parole sconnesse” – Rispose pensando all’effetto che gli avrebbe fatto sentire le ingiurie contro di lui che stava snocciolando una dietro l’altra, sottovoce.

“Sai-, fece lui con finta noncuranza – ho letto la critica di un film che è sicuramente interessante, tratto da un libro di un famoso autore dell’ottocento.

“Come meravigliarsi di una simile scelta”- Lei pensò, osservandolo nella sua velleitaria posa da intellettuale.

Ed invece, tenendo a freno la sua lingua: “Va bene, se hai già scelto ”.

“Ci ho pensato io a scegliere il film per non farti scervellare a decidere. Vedrai, – proseguì lui con molta convinzione – ti piacerà”.

“Se lo dici tu!” – Pensò lei, ma non si espresse perché le si ripropose l’immagine dell’amica mentre le diceva che lei era impossibile.

Il film era tratto da un libro che lei conosceva benissimo, come ne conosceva benissimo l’autore: naturalmente non mancò di informarlo in merito.

Iniziato il primo tempo, lui si sentì ovviamente in dovere di erudirla parlandole all’orecchio per tutto il tempo.

Lei gli risparmiò commenti e correzioni: per tolleranza e perché c’era sempre l’immagine dell’amica che le si ripresentava ogni qualvolta stava per fare un’osservazione.

“Sei arrabbiata?” – Le chiese lui preoccupato.

“No”- Rispose lei semplicemente, sperando che lui la smettesse di scocciare lei e gli altri ospiti che al cinema erano andati anche loro per vedere il film, pagando un biglietto che volutamente non includeva la voce di lui di sottofondo.

“Allora perché mi rispondi a monosillabi quando ti spiego il film? – Fece lui mentre le luci della sala si accendevano per l’intervallo.

La bestia che era in lei scalpitò, ma solo leggermente, e diede debole segno della sua esistenza