Il camerata Urso ci spiega finalmente cosa vogliono Fini e i suoi: Berlusconi al governo, ma loro contare un po’ di più

Pubblicato il 5 Dicembre 2010 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA

Tutti quelli della sinistra, politica, giornalistica, civile, che si illudevano che da Fini e dai suoi camerati venisse una spinta al rinnovamento, sono pregati di comprare il Corriere della Sera di domenica 5 dicembre 2010 e di leggere l’intervista rilasciata da Adolfo Urso, coordinatore di Futuro e Libertà.

Secondo Urso, un ”governo di responsabilità nazionale che metta insieme, senza pregiudizi né steccati, tutte le forze che si riconoscono in un programma di emergenza fondato sul patto per la crescita” può ancora ”essere guidato da Silvio Berlusconi”.

Siamo al politichese più puro, che non è una lingua astratta, ma un modo molto concreto per invocare una diversa spartizione di posti: nei ministeri, nelle società dello Stato, in Rai, sì anche in Rai.

Ma tutta la polemica che ha ammorbato l’Italia negli ultimi mesi, sta rischiando di mandare a gambe all’aria la nostra economia, di far saltare gli interessi sul nostro debito pubblico in nome della fine di una insopportabile dittatura dove è finita? dove rischia di finire? dove ci farà finire?

Dice Urso: “Un governo di questo tipo può ancora essere guidato da Silvio Berlusconi se anche lui si assume le stesse nostre responsabilità nell’attivare la nuova fase che serve al Paese».

La povera Maria Teresa Meli, autrice dell’intervista, appare un po’ interdetta e chiede, imbarazzata: Scusi che intende in concreto?

Risponde imperterrito Urso: “Significa che deve governare la realtà e non negarla, parlare con chiarezza e senza infingimenti alle Camere delle cose concrete che interessano gli italiani, cioè di come riusciamo a passare dalla fase dell’emergenza e del contenimento del debito pubblico a quella dello sviluppo per innescare una crescita più veloce che consenta di dare risposte e non illusioni a chi ha perso il posto di lavoro, a chi non l’ha mai trovato, ai precari, ai giovani, alle famiglie numerose e certamente anche a quelle imprese che vedono ridurre drammaticamente il loro fatturato. Significa che deve aprire la seconda fase di legislatura con nuovo patto sociale e nazionale per fare le riforme strutturali dal Welfare alla riforma fiscale, dal patto sulla produttività alle riforme istituzionali che completino il processo federalista con la necessaria nuova riforma elettorale che consenta davvero ai cittadini di scegliere anche il loro parlamentare”.

‘Le nostre colonne d’Ercole sono da una parte il ‘no’ a un governo ribaltonista e dall’altra un altrettanto forte e chiaro ‘no’ a elezioni anticipate che sarebbero inevitabilmente traumatiche e rappresenterebbero un ribaltone contro gli interessi generali del Paese”.

Urso invita il premier a presentarsi alle Camere ”senza rancori e recriminazioni per unire e non per lacerare” e poi a dimettersi andando al Quirinale ”per aprire la nuova fase”. La mozione di sfiducia, aggiunge Urso, non è un agguato ma è stata annunciata ”con largo anticipo proprio per creare un percorso condiviso”: “Non sarebbe una crisi al buio, non a caso noi abbiamo presentato la nostra mozione di sfiducia prima del voto con numeri e firme che dovrebbero consentire a tutti di ragionare. Se avessimo voluto metterlo con le spalle al muro, l’avremmo presentata pochi minuti del prima del voto”.

Obietta Meli: Resta il fatto che siete ancora al muro contro muro.

Altra risposta degna della Sibilla: “Nel Pdl sono stati messi a tacere coloro che volevano unire e costruire, per seguire invece quelli che comunque vogliono sempre dividere, lacerare, negare ed ostruire, quelli che si arroccano nei palazzi del potere invece di tentare la via che serve al Paese”.

Siamo oltre i confini del decente ed è un brutto affare non solo per Fini e i finiani ma anche per tutti quei … che gli hanno dato retta. L’aggettivo al posto dei puntini sceglietelo voi.

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