Il museo del Louvre: “La Gioconda di Leonardo non nasconde né lettere né numeri”

Pubblicato il 4 Febbraio 2011 - 20:53 OLTRE 6 MESI FA

PARIGI – Sciocchezze: la Gioconda di Leonardo da Vinci non nasconde né  lettere né numeri, e soprattutto non è un uomo. Non usa mezzi termini la direzione del Museo del Louvre, che ospita il celebre quadro, per tagliare corto con le ipotesi del ricercatore italiano Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali: quest’uomo ”non è un esperto”. ”Il quadro è stato sottoposto a tutte le analisi di laboratorio possibili nel 2004 e nel 2009 – spiegano al Louvre – Nessuna iscrizione, lettera o numero, è stata rilevata durante questi esami”.

Secondo il museo ”l’invecchiamento della pittura sul legno ha provocato un grande numero di crepe nella materia pittorica che sono all’origine di numerose forme le quali sono spesso oggetto di interpretazioni fantasiose”. ”Un quadro vive, invecchia, cambia – continua il museo – per esempio la Gioconda non ha sopracciglia: per qualche osservatore questo elemento era indicativo di una moda del tempo. Gli scienziati hanno dimostrato che le sopracciglia sono semplicemente scomparse, cancellate dai secoli”.

Per il Louvre lo studioso italiano non è né storico dell’arte né ricercatore, ma un presentatore televisivo e scrittore che si è riconvertito in esperto d’arte dopo aver individuato il luogo di sepoltura dei resti di Caravaggio. In una parola: ”un ciarlatano”. Dal museo sottolineano poi di ”non avere ricevuto documenti che dimostrino queste nuove ipotesi”. Per l’istituzione parigina, inoltre, il fatto che Monna Lisa assomigli a un altro quadro di Leonardo, il “San Giovanni Battista”, per il quale l’artista si è servito di Salai, il suo assistente, come modello, non vuole dire che anche il modello della Gioconda fosse un uomo.

”Capisco l’incredulità e la sorpresa del Louvre – replica Vinceti all’agenzia stampa francese Afp – In fondo si tratta del dipinto più studiato al mondo”. Lo studioso italiano ha invitato ”gli specialisti del museo a essere seri e a riconoscere che si sbagliano”. Ha quindi offerto la sua collaborazione proponendo di inviare una squadra di ricercatori per fare ”prelievi su piccoli frammenti di pittura” laddove si trovano i numeri e le lettere ”per constatare se sono state fatte all’epoca (tra il 1503 e il 1506, ndr.) o sono apparse nel tempo”.

Secondo Vinceti le analisi digitali effettuate dagli esperti del suo Comitato hanno fatto scoprire due lettere negli occhi della Monna Lisa: una S – che rinvierebbe al Salai, al secolo Gian Giancomo Caprotti, l’assistente appunto di Leonardo, unito a lui da un rapporto speciale e le cui sembianze sono rintracciabili nell’Angelo Incarnato, nel San Giovanni Battista, nella Monna Nuda- e una L che rimanderebbe al pittore stesso, ma anche a Lisa Gherardini, la donna rappresentata. Ci sarebbe poi un numero, il 72, sotto un’arcata del ponte che fa da sfondo al ritratto, numero che per Vinceti ha diversi significati ”nella tradizione ebraico cabalistica, in quella cristiana, in quella dei templari, e in quella magica-naturalistica dell’umanesimo italiano”.