Alberto Statera su Repubblica e gli amici “poco celesti” di Formigoni

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 14:35 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Il sistema di potere che per vent’anni ha mantenuto Roberto Formigoni sulla poltrona di presidente della Regione Lombardia si sta sgretolando sotto il peso degli scandali. Un reportage di Alberto Statera per Repubblica scandaglia il fondale nascosto del Pirellone tirando fuori documenti di inchieste stando ai quali ci sarebbero stati rapporti pericolosi fra uomini di fiducia di Formigoni, Comunione e Liberazione e personaggi sotto accusa per ‘ndrangheta. Ve lo proponiamo come articolo del giorno:

QUI Desio, piccola capitale lombarda della ’ndrangheta, fiera della sua basilica dei Santissimi Siro e Materno, con la cupola miracolosamente costruita senza il sostegno di colonne portanti, e orgogliosa del suo concerto di campane. La basilica è ben solida in piedi anche senza colonne e lo sarà ancora per secoli.

MA IL concerto di campane che risuona a Milano annuncia che è proprio qui che invece sta per venire giù rovinosamente la cupola che da un ventennio il celeste Roberto Formigoni ha edificato su Milano e sulla Lombardia. Con un cemento marcio, fatto di devozione al braccio affaristico di Comunione e Liberazione e di sottomissione a quello criminale della ’ndrangheta calabrese. Fatto di assessori regionali corrotti, di faccendieri, di tangenti, di appalti truccati, di disastri ambientali, di finanziamenti illeciti, nell’orgia di una nuova classe di politici lombardi senza scrupoli. Alcuni dei quali all’inseguimento soltanto di beni terreni, denaro, yacht, ville, viaggi, Porsche Cayenne nere e cocaina a fiumi. La specialità è di Massimo Ponzoni, membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, ex assessore e pupillo del governatore, arrestato ieri. Padre fattorino, il geometra Ponzoni a diciott’anni fonda uno dei primi club di Forza Italia e assurge al Consiglio comunale di Desio per approdare dopo pochi anni alla Regione, spinto dal braccio destro di Formigoni, Giancarlo Abelli, e da Mariastella Gelmini, indimenticabile ministro della Pubblica istruzione nell’ultimo (si spera) governo Berlusconi. Ma soprattutto spinto dai boss calabresi di Desio, Natale e Saverio Moscato, nipote di Natale Iamonte, boss della ’ndrina di Melito Porto San Salvo. Ai pubblici ministeri occorrono oggi poche parole per inquadrare la personalità del pupillo di Formigoni, anche perché le sue gesta sono note da anni. Ma non sono bastate al governatore per scaricare l’uomo da ventimila preferenze in Consiglio regionale.

A Desio, per dirne una, c’è una cava trasformata in discarica dove è stato versato di tutto. Una bomba ecologica. Ne parla al telefono Domenico Cannarrozzo, capo di una «famiglia », col latitante Fortunato Stellitano, il quale spiega: «Martedì vado a trovare Massimo e mi faccio fare lo svincolo, che è l’assessore all’Ambiente. Poi se vogliono che bonifichiamo anche sotto, ancora meglio». Massimo, naturalmente, è il pupillo di Formigoni, allora assessore all’Ambiente. La Lombardia in quanto a rapporti mafiosi è come una provincia di Reggio Calabria, sostengono Gianni Barbacetto e Davide Milosa, che nel libro “Le mani sulla città” riportano un’intercettazione proprio del boss di Desio […] continua su Repubblica