“Gallinari, il killer brigatista mai pentito”: Stefano Zurlo sul Giornale

Pubblicato il 15 Gennaio 2013 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
Prospero Gallinari

ROMA – Stefano Zurlo sul Giornale scrive un appassionato ritratto del brigatista Prospero Gallinari, morto il 14 gennaio. Lo descrive come il brigatista duro e puro ma non si pentì mai ma che, davanti alla prospettiva di uccidere Aldo Moro, pianse. Nel pezzo si legge:

Raccontava Adriana Faranda, una delle brigatiste più toste, che quando Aldo Moro, convinto di tornare a casa, lo salutò, lui, il «duro», pianse. Prospero Gallinari è stato uno dei terroristi più terroristi della storia italiana.

Rigido, votato alla causa rivoluzionaria senza le sfumature e le complessità intellettuali di altri compagni di viaggio, custodiva nel suo zaino le certezze e la rabbia di una generazione, quella nata subito dopo la fine della guerra, che aspettava la presa del potere da parte del Pci e si sentiva tradita dalle svolte e dai compromessi togliattiani. Però, pure lui, quella mattina del 9 maggio 1978, nel garage di via Montalcini, dove Moro era stato tenuto prigioniero per quasi due mesi, sentì che forse si stava oltrepassando l’ultima misura, capì che non si doveva uccidere un prigioniero a sangue freddo, lottò contro i sentimenti che gli suggerivano di bloccare l’esecuzione.

In carcere, Gallinari non si pente e non si dissocia. Si prende come un militare tutte le responsabilità, anche quelle non sue: afferma per esempio di aver premuto il grilletto nel momento fatale, ma Moretti e, sia pure indirettamente, Maccari lo smentiranno. Dettagli di una storia che comunque, nelle sue linee essenziali, è chiara e coerente. []