“Quando Grillo arriverà alla Rai”. Valentini su Repubblica

Pubblicato il 8 Aprile 2013 - 11:05| Aggiornato il 22 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Quando Grillo arriverà alla Rai”. Giovanni Valentini, editorialista di Repubblica ed esperto di Rai, ma soprattutto di televisione al tempo del conflitto di interessi, è costretto a tornare (6 aprile) sul tema, stavolta a partire dalla novità politica del momento e quindi dalle proposte dei grillini in materia (capitolo “Informazione” del programma politico). Tale proposta, articolata in punti come si evince dal programma, secondo Valentini è lacunosa (dov’è la radio?), imprecisa (la Rai non controlla tre canali ma 14) e controproducente, perché, alla fine, l’unico ad avvantaggiarsene sarebbe un Berlusconi a quel punto “pigliatutto”.

E’ la “vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici”, invocata da Grillo (e suffragata dal 75% di sì nel sondaggio interno) che suscita più preoccupazioni. Più dell’istanza dei partiti fuori dalla Rai (chi non è d’accordo) che pure Grillo persegue contraddittoriamente:

“Grillo ignora evidentemente che la Rai gestisce non 3, bensì 14 canali tv. Nel frattempo, da quando è entrato in Parlamento, il Movimento di Grillo chiede la presidenza della Commissione di Vigilanza, mentre in realtà sarebbe opportuno abolirla per cominciare a eliminare il controllo politico. In attesa di una tale palingenesi, il servizio pubblico annaspa nelle difficoltà finanziarie di bilancio e soprattutto in una crisi strutturale d’identità”.

Il giudizio su Grillo e il suo Movimento, rispetto al tema della comunicazione, dell’indipendenza dei media ecc…, è impietoso:

“Con il suo ultimo attacco frontale alla Rai, Beppe Grillo ha scelto proprio il caso specifico che — al di là della grave crisi economica e sociale del Paese — rappresenta meglio di qualsiasi altro l’autismo mediatico, il velleitarismo para-rivoluzionario e l’autoreferenzialità politica del Movimento 5 Stelle in questa incerta e turbolenta transizione. Da sempre epicentro della vita pubblica nazionale, greppia o alcova di Stato che dir si voglia, l’azienda di viale Mazzini versa oggi in una situazione di degrado che riflette, come nell’illusione ottica di uno specchio deformante, l’attuale stallo della nostra politica”.