Flessibilità, cosa dice l’Europa: sì, no, forse, secondo i giornali italiani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Luglio 2014 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA
Flessibilità, cosa dice l'Europa: sì, no, forse, secondo i giornali italiani

Flessibilità, cosa dice l’Europa: sì, no, forse, secondo i giornali italiani

ROMA – Flessibilità, cosa dice l’Europa: sì, no, forse, secondo i giornali italiani. Ma cosa dice alla fine l’Europa di questa benedetta flessibilità nella spesa per crescita e investimenti sbandierata come un successo di Matteo Renzi appena insediato alla guida del semestre Ue? Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si limita a constatare che, senza mettere in discussione i pilastri della disciplina fiscale europea, è stato accettato lo scorporo di qualche decimale di Pil dal calcolo del deficit per qualche investimento produttivo in più o in alternativa un anno supplementare per rientrare regola del debito. Ma non stiamo parlando certo del massiccio piano di investimenti pubblici tali da definire un intervento stile “new deal”. 

A leggere i maggiori quotidiani nazionali, si resta un po’ perplessi: sì ha detto l’Europa, no altro che flessibilità, può essere dipende…La Repubblica sposa in toto l’entusiasmo renziano che giudica risibili le obiezioni anche qualificate a un sì rotondo, “irrilevante”, “miope” il no pronunciato dal finlandese Siim Kallas, incidentalmente commissario europeo agli Affari Economici:

Renzi due settimane fa ha ottenuto l’apertura dei capi di Stato e di governo sulla flessibilità. Per l’Italia deve significare più tempo nel taglio di deficit e debito in cambio delle riforme. Ma questo principio deve essere reso operativo dalla Commissione Ue. Per questo Renzi ricorda ogni giorno che il suo prossimo presidente, Juncker, è vincolato al documento dei leader sulla flessibilità. E per questo le parole di Kallas vengono definite irrilevanti: non tengono conto del nuovo accento politico sulla crescita e comunque a decidere sarà la prossima Commissione, che si insedia a novembre. (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Secondo La Stampa, invece, il no è tutt’altro che irrilevante:

Dall’Ecofin un doppio stop per l’Italia. È stata pretesa la riscrittura della bozza presentata dal nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Un’altra doccia gelata è arrivata dal commissario dell’Unione europea, Siim Kallas: «Sulle spese non si possono concedere deroghe». (Zatterin, La Stampa)

Più problematica la posizione di Corriere della Sera e Sole 24 Ore che pongono l’accento sul valore per ora solo nominale di certe aperture, tutto dipenderà dall’interpretazione (e dunque dai rapporti di forza politici) ai documenti che (non) fanno chiarezza sulla flessibilità:

Le riforme strutturali vanno incoraggiate, in Italia soprattutto, nella consapevolezza che gli effetti di azioni profonde che modifichino assetti precostituiti e rendite di posizione consolidatesi nei decenni vanno verificati nel medio periodo. Possono e per certi versi devono agire da detonatore per incrementare il ritmo della crescita potenziale, ma la loro capacità di imprimere una vera svolta all’economia va sostenuta con azioni concrete e immediate da concordare in sede europea. L’auspicata flessibilità, a quel punto, non sarebbe altro che il naturale corollario di un mix di interventi, con in cima alla lista delle priorità una nuova politica europea degli investimenti. Se si incrementa il potenziale di crescita dell’economia, la convergenza verso l’obiettivo di medio termine può avvenire «in automatico». (Dino Pesole, Il Sole 24 Ore)