Franceschini vanta boom nei musei: i ricavi sono di 4 euro a testa, ha fatto i conti?

di Sergio Carli
Pubblicato il 6 Gennaio 2018 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
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Dario Franceschini (foto Ansa)

ROMA – Italia in serie B. Ce la confinano tedeschi e francesi, avverte Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e possibile primo ministro di una Italia neo berlusconiana. Come dar loro torto?

Non è solo il  caos italiano a alimentare la rinnovata disistima internazionale verso gli italiani. In quale Paese al mondo se non il Venezuela di Maduro esiste un partito come il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo & Casaleggio e ne esiste un altro, il Pd di Renzi (ex di Bersani) che insegue i grillini nella loro stupida demagogia pauperistica? E dove il leader della sinistra più pauperistica di tutte si fa beccare con lo stipendio che non dovrebbe prendere perché è pensionato e supera lo stupido tetto alle retribuzioni pubbliche?

Non sono solo l’autoflagellazione e autodenigrazione che portano l’Istat, l’ente statale preposto a tradurre in numeri fatti e misfatti della nazione, a certificare che in Italia si evadono imposte e tasse e balzelli vari per un totale di 200 miliardi. Come fanno a dirlo, con tanto di virgole, non ce lo spiegano. Su cosa si basino i loro calcoli non ce lo dicono. Conforta scoprire che evadono più al Sud che al Nord, a conforto di chi non crede a una Italia di poveri e a un Sud di ancora più poveri.

A che fino lo facciano non ce lo dicono. Si possono avere cupi sospetti ma è meglio non esternarli.

Evadono in tutto il mondo, nessuno è felice di pagare le tasse. Anzi all’estero evadono ancor più che da noi perché sono più ricchi. Solo in Italia, però, c’è il gusto perverso di autoaccusarci. Se questa macabra fede si esibì il peggior primo ministro della Repubblica, il mai tanto criticato Mario Monti. Fece i blitz e distrusse l’economia, prolungando di 6 anni la recessione. In tutta Europa è euforia da ripresa, in Italia è ancora la malinconia che quello ci inflisse.

Monti voleva compiacere i tedeschi. I tedeschi, visto il naufragio, hanno incassato e lo hanno scaricato. I tedeschi hanno scaricato anche Giulio Tremonti, vero artefice di quel po’ di risanamento del bilancio pubblico, impossibilitato a trasformare la depressione in euforia, e la sua poltrona in quella di primo ministro, dal fatto di essere ostaggio della sinistra nella struttura del ministero. Questo è stato il patto Berlusconi-D’Alema che ha rovinato l’Italia. A Berlusconi la tutela della sua tv più qualche nomina chiave nell’apparato e nelle partecipate, alla sinistra il controllo dell’economia.

Monti e Tremonti guardavano ai tedeschi. Andrea D’Oria guardava agli spagnoli, Il Papa puntava sui francesi. Passano i secoli ma siamo sempre colonia. “Serva Italia, di dolore ostello, nave sena nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello” era la amara diagnosi di Dante Alighieri 700 anni fa.

Dante sognava il Veltro,  il grande condottiero. Quando ce lo abbiamo avuto, nella persona di Mussolini, abbiamo visto di cosa è stato capace e anche incapace. Macchiavelli pensava al Valentino, una canaglia che lui aveva idealizzato. Povero Macchiavelli, come uomo d’azione e di governo ha concluso ben poco, come filosofo ha solo dato una mano a chi voleva e vuole denigrare l’Italia e gli italiani. In Francia per definire un politico falso e doppiogiochista dicono “florentin”, e non c’è bisogno di traduzione. Persino Topolino, tanti anni fa, apostrofò un ambiguo rivale imbroglione con “Macchiavelli”. Oggi c’è anche Gomorra, per fare buon peso.

Non è la mancanza di un grande leader che ci affligge. Ci manca una classe dirigente. I singoli individui, all’estero come in Italia, sono quelli che sono: medi se non mediocri, vanitosi se non vanesi. A volte sono incapaci e incompetenti ma in genere non lo sono. Da noi invece è tutta approssimazione, incapacità, incompetenza.

E anche proterva presa per i fondelli. Leggete questa notizia Ansa:

“I dati definitivi 2017 “segnano il nuovo record per i musei italiani: superata la soglia dei 50 mln di visitatori e incassi che sfiorano i 200 mln di euro, con un incremento sul 2016 di circa +5 milioni di visitatori e di +20 milioni di euro”.

La fonte è il ministro della Cultura Dario Franceschini. Ha presentato i dati dell’Ufficio statistica del Mibact sui risultati dei musei statali 2017. “Il bilancio della riforma dei musei è davvero eccezionale: dai 38 milioni del 2013 ai 50 milioni del 2017, i visitatori sono aumentati in quattro anni di circa 12 milioni (+31%) e gli incassi di circa 70 milioni di euro (+53%).

Qualcosa ci sfugge. Se in 50 milioni hanno visitato i musei statali e hanno speso 200 milioni vuol dire che a testa hanno speso 4 euro. Il ministro ha letto male o gli hanno sbagliato i conti? Oppure è solo l’incrementale? Controlliamo meglio. No è proprio così. I turisti in più nell’era Franceschini sono stati 12 milioni, il maggiore incasso è stato di 70 milioni. A parità del resto, fa 6 euro a testa.

Resoconto sbagliato o fiasco? Visto il contesto, ci si dovrebbe aspettare un ricavo almeno 10 volte superiore. 4 o 6 euro a testa è una miseria. Ancor più miseria se si pensa che il feroce Franceschini ha tolto agli anziani le agevolazioni che ci sono in tutto il mondo. È successo nel 2014 e molti se ne saranno scordati. Rinfreschiamo la memoria, questa la incredibile motivazione. Franceschini voleva eliminare

“l’assurdità che facoltosi turisti stranieri over 65 non paghino il biglietto”.

E così lo ha fatto pagare a tutti, anche gli italiani che, stando al suo partito, sono per definizione poveri.

Invece di tacere o chiedere chiarimenti (ma per farlo bisognava leggere le cifre e questo è troppo), ecco Matteo Renzi che salta sulla notizia appropriandosene. È in disperata ricerca di visibilità. Renzi ha deluso milioni di suoi primitivi fan, incluso chi scrive questa nota. È un po’ come quando siete in serata no e vi trovate in compagnia e infilate una serie di battute sbagliate e fuori luogo. Alla fine, o lo capite e tacete o gli altri vi spernacchiano. Renzi riesce a farsi spernacchiare persino da un suo ex ministro, Carlo Calenda, quello che lui mandò, con scandalo, a fare il diplomatico a Bruxelles. Finora Calenda è apparso molto bravo nelle dichiarazioni e nelle interviste. Ha anche contribuito a sbloccare l’impasse di Taranto, ma Emiliano crede a Gentiloni, non a lui.

Gentiloni è un po’ diverso dagli altri. Parla poco, è cinicamente realista, non fa il passo più lungo della gamba, porta a casa risultati concreti e insperati. Il caso Marò è un simbolo, ma vale ancor più il ritorno di Finmeccanica (ci rifiutiamo di chiamarla Leonardo: è la prova che l’omaggio ai potenti in cui si esibì Mauro Moretti con Renzi non paga mai).