Laura Boldrini e Tarantola per informazione e arte moralizzate. Come Mussolini

Pubblicato il 25 Settembre 2013 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Laura Boldrini e Tarantola per informazione e arte moralizzate. Come Mussolini

Laura Boldrini: atteggiamenti non consoni al ruolo

Laura Boldrini, dando ragione con parole e fatti a Beppe Grillo, continua a usare la posizione che occupa al vertice della Camera dei Deputati come un pulpito per fare politica.

Designata alla terza carica dello Stato per effetto di uno dei più clamorosi autogol politici di Pierluigi Bersani, che l’ha concessa a Nichi Vendola, capo del partito del 3 per cento,  Sel, in cambio di nulla, Laura Boldrini si stacca sempre più dalla tradizione dei presidenti e delle presidentesse della Camera, di cui si ricordano insigni esempi come Sandro Pertini e Nilde Iotti; e fa anche rimpiangere una new entry della politica, ai suoi tempi, come Irene Pivetti, che si comportò con distacco e imparzialità esemplari. Certo l’ha preceduta Gianfranco Fini, che non è stato un grande esempio: ma gli elettori, infatti, lo hanno castigato.

L’ultima di Laura Boldrini è di ieri, 24 settembre. Ha detto:

“Penso a certi spot italiani in cui papà e bambini stanno seduti a tavola mentre la mamma in piedi serve tutti. Oppure al corpo femminile usato per promuovere viaggi, yogurt, computer” e che in altri Paesi “difficilmente arriverebbero sullo schermo”.

Subito Repubblica, organo semi ufficiale della Boldrini, ha aderito con entusiasmo, trasformando una sparata della presidentessa in una “rivolta delle donne anti spot”. Il Corriere della Sera ha snobbato l’uscita, ma ha dedicato una pagina all’altra grande ventata talebana provocata dalla crociata della ex funzionaria della Banca d’Italia Annamaria Tarantola, nominata presidente della Rai da Mario Monti in base a evidenti e trasparentissimi criteri di merito, partita contro Miss Italia e evoluta contro l’informazione in genere.

Riferisce il Corriere:

“Come si può ridare loro dignità? La presidente della Rai ha annunciato un lavoro importante che l’azienda sta facendo per ribaltare l’immagine della donna, anche a discapito dell’audience: «Per questo fine non ci interessano gli ascolti»”.

Berlusconi, sentitamente, ringrazia.

Prosegue il Corriere:

“In Rai si sta cercando anche di riequilibrare la partecipazione degli esperti ai dibattiti, oggi sbilanciata verso gli uomini”.

Come se le donne le ammazzassero solo in Italia e nessun giornalista guardasse, almeno on line, le testate degli altri Paesi, il Corriere fa questo titolo:

“Ridare dignità alle vittime, nell’Italia dei femminicidi”.

Le giornaliste del Corriere raccolte sotto la sigla “27.ma ora” hanno anche stilato un decalogo.

Che la Corte di Giustizia europea abbia condannato l’Italia per il carcere ai giornalisti e abbia stabilito un principio difficilmente eludibile da qualsiasi bavaglio, questo è meno importante delle camicie di forza che sinistra un po’ sbiellata e femministe d’antan vorrebbero imporre alla libertà di espressione. Speriamo dipenda dal fatto che Maurizio Belpietro, direttore di Libero e prima del Giornale, vincitore del ricorso europeo, è oggettivamente antipatico e per di più anche di destra. Speriamo che se fosse capitato a un Curzio Maltese o un Gianantonio Stella si sarebbero scaldati un po’ di più.

Però la scarsa attenzione dei giornalisti ai temi di fondo della libertà è un fatto che fa paura. L’unica volta che si sono mobilitati contro un tentativo di “legge bavaglio” era perché l’aveva proposta Berlusconi; a quella di Romano Prodi nessuno aveva obiettato.

In ogni caso, non si può non rilevare che una nuova ventata moralista, purtroppo sempre da sinistra, agita il mondo dell’informazione e si estende alle espressioni di arte che oggi sono individuate nella pubblicità, ma domani potrà estendersi ad altre forme, dalla pittura alla scultura (qualcosa si è già mosso, questa volta da destra, con Moratti vs Cattelan) al cinema.

Non basta più il ridicolo delle foto dei bambini sui giornali rese irriconoscibili, in omaggio a principi sacrosanti quanto superati da internet, cinema, pubblicità. L’Italia, va detto, è l’unico Paese al mondo dove accade.

Se ci si pensa bene, è quel vermetto del fascismo che non siamo ancora riusciti a esorcizzare. Pochi ricordano che Mussolini aveva di fatto proibito la cronaca nera, per dare della sua Italia fascista una immagine esteticamente perfetta. Siamo sulla buona strada, cari compagni.

Oggi l’aria ha il sapore di quella roba lì e il fatto che la sorgente sia a sinistra non assolve né sterilizza.

Stiamoci attenti e ci stiano attenti a sinistra. Piegarsi a queste ventate di integralismo, solo perché troppi a sinistra non hanno memoria né hanno forse avuto il tempo o la voglia di leggere la storia, e sempre per una malintesa solidarietà di schieramento costituisce un gravissimo errore. Si riduce la sinistra a un ruolo che ricorda troppo il conformismo sovietico e così facendo si lascia ampio spazio alla destra, cosa che è da sperare non sia voluta.

Però a destra ci sono le uniche voci contro questa derivata. Prendiamo il Giornale e il commento scritto da  Francesco Maria Del Vigo, il quale rileva come Laura Boldrini sfiori spesso

“la soglia del ridicolo, della rivendicazione che si fa farsa. Sempre sull’orlo dell’incappucciamento talebano, dell’egualitarismo dei modi e dei costumi (castigati) che finisce per livellare, appiattire e mortificare”. 

[…]

“Il nuovo comizietto della Boldrini è andato in scena ieri al convegno su “Donne e media” a palazzo Madama. “Ci sono certi spot… Io ho anche esperienze fuori dai confini nazionali. E ogni volta che li vedo mi chiedo: sarebbero messi in onda all’estero? In Inghilterra li metterebbero in onda? La risposta è: sicuramente no”.

“Starà parlando di quelle pubblicità ammiccanti in cui ogni oggetto rimanda a forme falliche e ogni movimento ammicca a posizioni del kamasutra? No. “Non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono seduti e la mamma serve a tavola” (sic). Capito? La mamma o la nonna che vi si avvicinavano con una marmitta di minestrone erano e sono “anormali”.

“Non ha dubbi la quarta carica dello Stato. Siamo un’anomalia. La Boldrini prosegue visibilmente compresa nel suo ruolo di sentinella della nuova moralità: “Guardate. Merita una riflessione. E ancor di più gli spot in cui il corpo della donna viene utilizzato per pubblicizzare che cosa? Viaggi turistici, yacht, computer. Ma in quale altro paese questo verrebbe tollerato?”.

Conclude  Francesco Maria Del Vigo con parole che un italiano o una italiana medi non possono non condividere:

“Probabilmente in Iran no. Non lo tollererebbero. Ma in Italia, almeno per ora, una famiglia radunata attorno alla tavola non è pornografia”.