Sovranista non è Salvini ma la Germania, ecco perché la sinistra dovrebbe…

di Sergio Carli
Pubblicato il 22 Agosto 2019 - 13:53| Aggiornato il 23 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA
Chi è più sovranista, Salvini o la Germania?

La cancelliera tedesca Angela Merkel (Ansa)

ROMA – Sovranista chi? Salvini? La Meloni? Ma mi faccia il piacere, direbbe, ricordando Totò, il direttore del Fatto, Marco Travaglio, leggendo questo articolo di Sergio Cesaratto, pubblicato dal suo giornale.

La risposa di Cesaratto, professore ordinario di Politica monetaria e fiscale europea all’Università di Siena, è chiara. Più sovranista dei nostri sovranisti di quartiere, o degli altrettanto folklorici loro colleghi dell’Europa Nord Orientale, è la Germania, ai cui piedi, purtroppo, i nostri anti sovranisti sembrano propensi a strisciare.

Leggete questa sintesi del lucido e rigoroso ragionamento del prof. Cesaratto e ve ne convincerete. Un piccolo caveat. Folklorico non esprime un giudizio politico, solo estetico. purtroppo la sinistra oggi tende a confondere i due piani di analisi. Ricordiamo che Mussolini era una macchietta. Eppure è durato 20 anni e ha contribuito, con le nostre centinaia di migliaia di morti, al più grande massacro globale della storia umana. 

“Il governo M5s-Pd non sia un “Monti-Bis””

L’analisi di Cesaratto è implacabile come una requisitoria. “Chi scrive non ha avuto un atteggiamento pregiudizialmente ostile verso il governo giallo-verde – da “Il governo M5s-Pd non sia un “Monti-Bis””, di Sergio Cesaratto su Il Fatto quotdiano -. Ricordiamoci qual era l’alternativa Pd: un’impostazione liberista e succube dell’Europa. Se il governo non è stato fortunato dal punto di vista della congiuntura internazionale, esso non ha tuttavia brillato per visione strategica, in particolare il M5S. La Lega una visione infatti ce l’ha: quella del laissez faire, che la rende omogenea a Berlusconi. Sull’euro il governo non ha partorito proposte, se non qualcosa per mano del professor Savona, quand’era ministro. Salvini si è limitato a battibeccare col Moscovici di turno”.

Anche se un anno di Governo Conte alla fine costato agli italiani “un bel po’ in termini di maggiori interessi sul debito pubblico. Il rischio ora è che “la nuova fase politica che si può aprire”, cioè un Governo fra M5s e Pd, “ruoti attorno alla contrapposizione fra europeisti alla “Orsola”(M5S e Pd) e sovranisti (Lega e FdI) laddove, peraltro, i due fronti condividono il liberismo, più regolato e attento ai conti gli uni, più selvaggio e disinvolto sui conti gli altri”.

Qui la critica è rigorosa: la “sinistra” (e il M5s, che però la sinistra deve considerare una forza del male, non un compagno di viaggio) ha compiuto un errore storico a lasciare a Salvini (abile a costruirsi un ’immagine di difensore della sovranità sul tema degli immigrati, assai meno su quello dell’Europa) la bandiera della sovranità”.

Sovranità non significa nazionalismo.

Il concetto di sovranità, se ben declinato, “non ha a che fare col nazionalismo e riguarda invece la difesa delle prerogative democratiche di un Paese. Si vota infatti per due motivi: diritti civili e diritti sociali (in primis la piena occupazione)”.

Ma, premette Cesaratto, per poter fare “scelte effettive con riguardo ai diritti sociali” è necessario che un Paese possegga le leve della politica monetaria.  L’autonomia in politica monetaria, però, è andata persa con l’adozione dell’euro: “La democrazia italiana si è così ridotta al dibattito sui diritti civili. E infatti il battibecco sui temi sociali è fra capponi di Renzo tenuti ben stretti dalla mano europea, senza che nessuno, da ultimo, abbia gli strumenti per attuare le proprie proposte”.

La Germania vende ma non compra

Già dagli anni ’50, ricorda Cesaratto, “l’analisi economica sconsigliava un’unificazione monetaria europea in quanto: a) la Germania persegue un modello economico mercantilista, basato sul vendere e non comprare, incompatibile con tale unione; b) i popoli europei, sebbene vogliosi di superare secoli di guerre, non hanno alcun desiderio di un assetto “all’americana”, in cui un cospicuo budget federale assicura una funzione anticiclica e la perequazione tendenziale degli standard di vita fra i Paesi, rendendo l’unione politicamente sostenibile”.

Il modello Usa

Ancora oggi gli Usa devono la loro forza economica e finanziaria, quindi la base della loro potenza industriale e militare, all’impianto impostato un po’ più di due secoli fa da Alexander Hamilton. La Corte costituzionale tedesca, ricorda Cesaratto, ha fatto chiaramente intendere che ogni cessione di sovranità fiscale a Bruxelles sarebbe anti-costituzionale – dunque un veto a un budget federale significativo.

“Italia da decenni campione di rettitudine fiscale”

 Segue una affermazione davvero fuori dal coro della sinistra piagnona degli italiani scialacquatori e evasori. Partendo dalla alternativa se siamo “pronti a chinare il capo all’europeismo” o vogliamo muoverci consapevoli delle “ragioni e sofferenze” dell’Italia? segue che la prima rivendicazione che un Governo italiano dovrebbe fare è che l’Italia, “lungi dall’essere stata fiscalmente indisciplinata, è da decenni campione di rettitudine fiscale”.

Capito compagni?

“Sfortunatamente tale rettitudine ha depresso crescita e benessere. L’Italia ha allora bisogno di invertire il segno della politica fiscale per crescere”.  Questo sarebbe possibile “con tassi di interesse sul debito pubblico sufficientemente bassi e mettendo da parte l’ossessione del rapporto debito/Pil (che potrebbe essere stabilizzato al livello corrente, dato che non esiste un numero magico al riguardo). Tassi più bassi, quelli di cui godono Germania e Francia, possono essere ottenuti con opportune iniziative europee – le proposte sono molte, incluse quelle del prof. Savona”.

Politiche espansive

In una fase di recessione mondiale, il Governo dovrebbe anche a gran voce sostenere politiche fiscali espansive in tutta l’Ue, finendola con le politiche di svalutazione dell’euro che hanno scatenato le ire di Trump”. 

Purtroppo i politici che oggi si dicono di sinistra sono abbastanza conformisti da non voler sentire. Così l’appllo finale è destinato a cadere nel vuoto: “Non si lasci a Salvini anche l’iniziativa su questi temi”. Finirà invece che su questi temi Salvini resterà solo. E farà un disastro. (fonte Il Fatto quotidiano)