Libia, ex ufficiale intelligence e cugino Gheddafi arrestato al Cairo

Pubblicato il 19 Marzo 2013 - 18:29| Aggiornato il 21 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

TRIPOLI – Ahmed Ahmed Qaddaf al-Dam, cugino e collaboratore dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, è stato arrestato dopo un assedio di diverse ore nella sua casa nel centro del Cairo. Lo fa sapere un agente delle forze di sicurezza egiziane, rimasto anonimo, precisando che al-Dam, ex ufficiale dell’intelligence ricercato per il suo ruolo nella guerra civile in Libia, si è arreso alla polizia nel quartiere di Zamalek. Ora sarà consegnato all’Interpol, per essere trasferito in Libia.

Alcuni testimoni raccontano che l’uomo ha sparato in aria per far allontanare gli agenti. Durante l’assedio per stanarlo, il cugino di Gheddafi ha riferito, nel corso di una telefonata a un’emittente privata, di essere stato invitato al Cairo dal consiglio militare salito al potere dopo la caduta di Hosni Mubarak. “Siamo arrivati qui – ha detto – con un invito del ministero degli Esteri e del consiglio militare. Non siamo terroristi da essere trattati così. Difenderemo la nostra casa fino alla fine”.

Mubarak venne rovesciato nel febbraio 2011, alcuni mesi prima di Gheddafi. Tra i due governi esistevano stretti legami. E, secondo i gruppi per i diritti umani, il governo del Cairo permetteva all’intelligence libica di rapire gli oppositori di Gheddafi, come il dissidente Mansour Kikhia, scomparso nel 1993, i cui resti sono stati trovati in una casa di Tripoli a settembre.

Lo scorso anno la procura generale della Libia ha chiesto alle autorità egiziane di consegnare oltre 40 libici legati al regime di Gheddafi e sospettati di aver commesso reati durante la guerra, tra cui l’ex ministro degli Esteri Ali Al-Treki, e l’ex capo dell’intelligence militare Bouzeid Al-Jabou. Ma, dopo la caduta di Mubarak, l’Egitto è sembrato riluttante a consegnare i funzionari, forse per i legami con l’intelligence e gli apparati di sicurezza egiziani.

La cattura di al-Dam arriva poco dopo la visita al Cairo del primo ministro libico Ali Zidan, durante cui il capo del governo ha incontrato il presidente Mohammed Morsi. Secondo quanto riferito dai media egiziani, Zidan avrebbe chiesto che l’Egitto consegnasse i ricercati in cambio di un incentivo agli investimenti libici nel Paese e della facilitazione dell’ingresso di lavoratori egiziani in Libia. Centinaia di migliaia di egiziani lavorano nel Paese limitrofo, ma nelle ultime settimane si sono create tensioni dopo che le milizie locali hanno arrestato numerosi cristiani egiziani accusati di fare proseliti religiosi. Dopo il rilascio, i cristiani hanno denunciato di aver subito torture. Il ministero degli Esteri del Cairo ha protestato contro gli arresti e la comunità cristiana ha manifestato fuori dall’ambasciata libica al Cairo.