“Avatar”: il lavoro di James Cameron, ‘figlio’ delle megaproduzioni

di Alessandro Avico
Pubblicato il 4 Gennaio 2010 - 11:17| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

La locandina del film "Avatar"

Ci è stato preannunciato come un film che avrebbe rivoluzionato il mondo del cinema, come un film che avrebbe cambiato il modo di vedere e di fare determinate pellicole, come un film che avrebbe sbancato i botteghini di tutto il mondo. Stiamo parlando di “Avatar”, l’ultima fatica di James Cameron.

In attesa di vederlo in Italia il prossimo 15 gennaio “Avatar” è il film più veloce della storia del cinema nel raggiungere il miliardo di dollari di incassi. 17 giorni, un vero record.

“Avatar” è già il quarto film per ricavi e sembra destinato a raggiungere la vetta: il primo è “Titanic” (1,8 miliardi) sempre di Cameron, al secondo posto “Il Signore degli Anelli: il ritorno del re” (1,13 miliardi), e al terzo “Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma” (1,06 miliardi).

Messa da parte (per ora) la questione incassi, analizziamo la trama del film. Il film è ambientato nel 2154, su un pianeta chiamato Pandora, molto simile alla Terra per dimensioni e forme di vita. Una compagnia interplanetaria terrestre vuole conquistare questo pianeta per le sue ricchezze minerarie, soprattutto per un particolare minerale chiamato Unobtainium, che genera forti campi magnetici. Pandora è ricoperto da foreste pluviali con alberi alti fino a trecento metri e abitato da creature di tutti i tipi, tra cui degli umanoidi senzienti chiamati Na’Vi, alti tre metri e ricoperti da una pelle blu striata come le tigri. L’aria su Pandora non è respirabile dagli umani, così questi hanno sviluppato geneticamente una sorta di ibrido tra umano e Na’Vi, ovvero l’avatar. Così un essere umano può controllare un avatar collegandovi il proprio sistema nervoso: l’individuo entra in una sorta di coma, e attraverso la coscienza riesce a utilizzare l’avatar come estensione del proprio corpo. I terrestri dovranno quindi controllare l’avatar per infiltrarsi nella popolazione dei Na’Vi. Il protagonista (Sam Worthington) diventa sempre più empatico con la popolazione invasa dagli umani, e alla fine dovrà scegliere da che parte stare.

Il film è un progetto cinematografico nato dallo stesso Cameron nel 1995: in quell’anno il regista stese 82 pagine di copione, ma nonostante le buone premesse e la volontà di portare sul grande schermo la sceneggiatura, Cameron dovette archiviare il tutto per dedicarsi al più concreto e tanto atteso “Titanic”. Nel 1996, fu stimato che per costruire tutti gli scenari galattici e gli altri caratteri fantascientifici del progetto sarebbero serviti più di 400 milioni di dollari, una cifra troppo alta anche per un kolossal di tali dimensioni, tenendo conto del fatto che il regista lo ha voluto girare interamente con tecniche digitali.

Cameron dichiarò infatti nei primi anni del 2000 di aver ripreso in considerazione la produzione di Avatar solo dopo aver visto gli enormi progressi fatti con la grafica computerizzata, citando Davy Jones in “Pirati dei Caraibi”, gli scenari e i teatri di battaglia in “Il Signore degli Anelli” e il leggendario scimmione in “King Kong”. «Ho aspettato che la tecnologia della grafica computerizzata avanzasse sempre più, facendo sì che i costi del film non sarebbero vacillati troppo, cosa che sarebbe accaduta dieci anni fa! Voglio creare un nuovo tipo di grafica virtuale aiutandomi con l’animazione del motion capture. Con la mia Reality Camera System il digitale sembra reale e viceversa» ha dichiarato lo stesso Cameron.

Progetti che definire ambiziosi sarebbe riduttivo, grandi (enormi) budget, effetti speciali senza pause ed il tutto senza mai fallire un colpo. James Cameron è il re delle mega produzioni ed i suoi film hanno sempre fatto la gioia dei produttori portando incassi stellari. Va infatti ricordato che i film di Cameron sono molto ma molto costosi ma alla fine riescono sempre a portare in cassa un bilancio positivo. Ci si era aspettati la stessa cosa con Avatar e le aspettative non sono state deluse, così come non lo furono con “Titanic” e “Terminator 2”, film costati un occhio della testa e ricchi di effetti speciali, il tutto senza mai tralasciare la trama e la parte narrativa della pellicola. James Cameron dietro la macchina da presa si sente ma non troppo, i film vanno avanti da soli in maniera lineare e “Avatar” non farà differenza.