Bondi: “Nel cinema vanno finanziate solo opere prime o seconde”

Pubblicato il 30 Novembre 2009 - 16:34 OLTRE 6 MESI FA
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Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi

L’epoca delle vacche grasse è finita e il cinema italiano deve correre ai ripari. E più o meno questa la premessa concettuale che fa lanciare al ministro per i Beni culturali Sandro Bondi la seguente proposta: «Stop ai soldi a pioggia, vanno finanziate solo opere prime o seconde. I grandi cineasti trovino sul mercato le risorse, noi li aiuteremo con tagli alle tasse».

La proposta di Bondi trova un consenso probabilmente inaspettato tra gli addetti ai lavori: «Per noi autori si impone la riflessione, anche a causa del successo delle serie tv, che sono fatte molto bene. Prima di tutto, noi registi dobbiamo fare bei film, senza farci condizionare. Ma neppure senza dimenticarci del pubblico», osserva la regista Francesca Comencini che, aggiunge, «i numeri sono numeri».

Finanziare le opere prime e seconde badando al merito dei più giovani, diventa anche il cavallo di Troia usato dal ministro per penetrare nella diffidente cittadella dei cinematografari, costringendoli così a passare all’attacco e a difendersi con delle idee nuove.

«Sono contenta che si finanzino le opere prime e seconde. Se il cinema riuscisse a finanziarsi parzialmente da solo, sarebbe l’ideale. Ma perché non ripristinare la tassa di scopo? Se ne parla da anni, poi cambiano i ministri e i problemi si rimandano», osserva Donatella Botti, che vanta esperienze produttive sia con Rai Cinema sia con Medusa.

Riccardo Tozzi, produttore e presidente dell’Anica, si allinea con l’idea del ministro Bondi: «La direzione del ministro è la stessa dell’Anica. Bisogna creare un Centro nazionale del cinema, con misure di tipo fiscale, come la tassa di scopo. Purtroppo la destra non ha valorizzato abbastanza la Legge Urbani, che evitava il finanziamento a pioggia, ormai inesistente. Finanziarsi sul mercato? È giusto».

Più puntuto, ma d’accordo con la dichiarazione d’intenti ministeriale, il produttore Angelo Barbagallo, ex socio di Nanni Moretti:  «Il ministro dovrebbe dire se ritiene che il cinema faccia parte dell’identità culturale del Paese. Comunque il sistema selettivo degli incentivi funziona: è il mercato, a essere senza regole».

Fausto Brizzi, il regista romano che ha esordito nel 2006 con “Notte prima degli esami”, restituendo con gli interessi i soldi incassati dallo Stato e segnalandosi come talento spiega: «Sono perfettamente d’accordo con Bondi. Se un regista, dopo l’opera prima e seconda, non ha trovato la sua strada, non dev’essere più assistito dallo Stato. Io sono… un’opera prima del ministero!»

Unica voce fuori dal coro nello star system del cinema italiano è quella di Giancarlo Giannini:«Ma qua si riesuma il vecchio articolo 28, un disastro per gli esordienti, fregati dai produttori! Bene il tax shelter, male finanziare opere prime e seconde soltanto. E tutti gli altri? Non si fa prima a dire che non ci sono i soldi?».