“Io sono Dio, tu sei il diavolo” e uccide lo zio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2014 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA
"Io sono Dio, tu sei il diavolo" e uccide lo zio

“Io sono Dio, tu sei il diavolo” e uccide lo zio

WEST DRAYTON, LONDRA – “Io sono Dio, tu sei il diavolo!”: così il ventottenne Ahmed Hussein ha ucciso lo zio Ibrahim Abdi Haji, 79 anni. È successo a West Drayton, sobborgo a ovest di Londra, vicino all’aeroporto internazionale di Heathrow. I vicini di casa lo hanno sentito urlare “Io sono Dio, tu sei il diavolo!”.

È successo l’8 maggio scorso. La madre di Ahmed lo sentiva delirare nella sua stanza: era convinto di essere un angelo con un compito preciso, quello di uccidere il diavolo. La donna uscì di casa affidando Ahmed allo zio. Quando tornò, intorno alle 23, trovò suo figlio con i vestiti sporchi di sangue: era quello dello zio, riverso sotto un materasso, ucciso con una serie di calci e pugni in faccia, alla testa e sulla schiena, morto soffocato nel suo stesso sangue.

Ai poliziotti che lo arrestavano Ahmed ha urlato “Io sono Dio, parlo la lingua degli Arcangeli, sono Gesù, il Messia, vi prego di non uccidermi…”. Poi ha aggiunto: “Voglio la mia mamma”. Per i tre psichiatri che lo hanno visitato durante l’omicidio era in preda alla schizofrenia paranoica. Scrive Federica Macagnone sul Messaggero:

Il dottor Philip Joseph ha detto nella sua conclusione: «I suoi problemi mentali stavano peggiorando. Il suo comportamento è stato influenzato da programmi televisivi religiosi che lo hanno portato a credere di essere Gesù tornato in terra per liberare il mondo dal male. La sua capacità di discernimento razionale è stata compromessa dall’allucinazione: credeva di essere Gesù e la vittima, il diavolo».

Ora Hussein è stato dichiarato colpevole di omicidio colposo in considerazione del suo precario stato di lucidità. Il giudice John Bevan lo ha condannato a una detenzione indefinita in un centro di salute mentale e gli ha detto: «Mr Haji era un uomo gentile, calmo e innocuo che ha evitato il confronto con te quando eri malato e la cui vita è stata conclusa brutalmente, con estrema violenza e per nessun motivo razionale. Tu sei chiaramente pericoloso e chi si occuperà di te dovrà esserne consapevole».