Islanda, referendum: il 98% dice no a rimborsare gli stranieri che hanno investito in una banca fallita

Pubblicato il 7 Marzo 2010 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

La maggioranza degli islandesi, come previsto, ha respinto in un referendum la legge sul rimborso dei risparmiatori britannici e olandesi colpiti dal crack della banca online Icesave. Secondo i dati parziali, contrari al provvedimento sarebbero il 98% dei votanti. In un comunicato il governo ha riconosciuto la vittoria del ‘no’.

L’atteso no al risarcimento, dovuto al fatto che numerosi cittadini britannici e olandesi avevano investito i propri soldi nella banca islandese Icesave, fallita, potrebbe mettere a rischio il prestito miliardario messo a disposizione di Reykjavik dal Fondo monetario internazionale e allontanare l’Islanda dall’Unione Europea.

«Il referendum ha avuto un effetto molto positivo: ha spinto Regno Unito e Paesi Bassi verso un accordo più giusto», ha detto il presidente islandese Olafur Ragnar Grimsson. È stato proprio Grimsson a non firmare la legge Icesave e a convocare il referendum, considerando profondamente ingiusto il provvedimento che prevede di rimborsare a Londra e a L’Aja 3,9 miliardi di euro da qui al 2024, ponendo sulle spalle degli islandesi, già colpiti dalla crisi, un ulteriore enorme fardello.

«Per troppo tempo c’è stata una supremazia dei mercati finanziari sulla democrazia», ha detto il presidente, sottolineando che «tutti gli islandesi, i pescatori, gli insegnanti, gli infermieri sono tutti d’accordo per rimborsare la Gran Bretagna e l’Olanda su una base di più di 20.000 euro a risparmiatore», cifra pari alla garanzia per cliente della Icesave che lo Stato islandese si è impegnato a versare. «Ma i cittadini islandesi – ha aggiunto Grimsson – non sono disposti a pagare un tasso di interesse molto elevato che permetterebbe ai governi britannico e olandese di trarre un enorme profitto da tutta questa vicenda».

Per tutta la giornata a Reykjavik hanno sfilato per strada i sostenitori del no, con cartelli e striscioni contro il «fallimento del sistema bancario».

In ogni caso l’esito del refendum non modifica troppo la situazione. «Vogliamo essere chiari – ha detto il ministro delle Finanze, Steingrimur Sigfusson, poco prima di avere i risultati della consultazione – un “no” oggi non significa che non pagheremo i nostri debiti. Manterremo i nostri impegni».

L’esito del voto potrebbe significare un’Islanda relegata ai margini della comunità finanziaria internazionale, il blocco dei prestiti Fmi ma, soprattutto, un possibile allontanamento dalla Ue proprio a pochi giorni dal pronunciamento della Commissione Ue sulla domanda del Paese all’adesione.

Immediata la reazione olandese, popolo che nel nord dell’Europa viene considerato peggio degli scozzesi. La netta bocciatura della legge Icesave è “un affare interno” dell’Islanda, secondo un portavoce del ministro delle finanze Jan Kees de Jager: “Il ministro è comunque deluso che l’accordo tra Olanda, Islanda e Gran Bretagna non sia ancora entrato in vigore”.