Santità, ma allora è un vizio? Spagna, la Chiesa prega contro l’Imu e non paga

Pubblicato il 21 Maggio 2012 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA

L'interno della cattedrale-moschea di Cordoba

MADRID – Pregate per la Chiesa, pregate perché la tassa più brutta che ci sia, l’Imu, non vada a toccare i luoghi di culto cattolici. In Spagna i preti hanno chiesto ai fedeli di pregare contro la tassa, la cui applicazione (finora tutta eventuale), sarebbe considerata come una atto di “persecuzione politica” contro la Chiesa cattolica. La Chiesa però, quando si tratta di tasse, prega e non paga. Sia perché, come in Italia, i luoghi di culto spagnoli non devono pagare l’Ibi (ovvero l’Imu spagnola), sia perché una legge dell’epoca di Franco permette alla Chiesa di impadronirsi di alcuni beni senza proprietà. Così come è successo per la cattedrale-moschea di Cordoba divenuta luogo di culto cattolico con soli 30 euro.

Finora in Spagna la questione Imu ha visto un’evoluzione simile a quella italiana. Anche lì, secondo un accordo tra il Vaticano e il governo, la tassa non riguarda gli immobili di culto. Ma riguarderebbe gli edifici non destinati esclusivamente alla preghiera, e quindi bed&breakfast, alberghi, ristoranti, cliniche, case di riposo. “Riguarderebbe” perché finora nessuno ha chiesto alla Chiesa, su questi beni, di versare il dovuto. Complice la crisi però alcuni Comuni hanno iniziato a porre la questione, suscitando l’ira dei vescovi. Juan Antonio Reig Plà, vescovo di Alcalà, ha bollato l’operazione come un atto di persecuzione politica. E la diocesi ha invitato i sacerdoti, nella messa di domenica scorsa, a spronare i fedeli a pregare contro la tassa.

La Chiesa in Spagna prega, però non paga. Un esempio viene da Cordoba, città simbolo della fusione delle cultura islamica e cristiana. L’ex premier Aznar, cambiando la legge ipotecaria nel ’98, aveva permesso alla Chiesa di disporre della cattedrale, un tempo moschea, di 23.400 metri in pieno centro. E senza sborsare un euro perché, trattandosi di un edificio di culto, non paga l’Ibi ma neppure le spese di conservazione. La legge che ha permesso la mossa di Aznar risale ai tempi di Francisco Franco: nel 1946 il dittatore permise alla Conferenza Episcopale Spagnola di registrare la proprietà di alcuni beni senza proprietario, ma “ad eccezione dei templi destinati al culto cattolico”. Eccezione eliminata da Aznar negli anni Novanta. In questo modo la legge spagnola consente alla Chiesa, senza notificazione pubblica e notaio, di appropriarsi di un bene con la semplice dichiarazione del vescovo. Con la conseguenza che dal ’98 sotto la Cee sono passate centinaia di basiliche, come è successo a Cordoba. Il tutto, praticamente, gratis.