640 terremoti in 15 giorni: ecco cosa succede in Emilia Romagna

Pubblicato il 9 Giugno 2011 - 18:02 OLTRE 6 MESI FA

CESENA – Seicentoquaranta scosse di terremoto in due sole settimane, tutte concentrate nella zona di Montefeltro (Forlì- Cesena). Terremoti tutti di piccola entità, il più forte risale al 25 maggio ed ha avuto magnitudo 3,7) che l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, classifica come sciame sismico.  L’Ingv, nel comunicato che segue, precisa che uno sciame sismico non è contraddistinto da una scossa principale ed altre successive di minore entità, ma una serie di scosse casuali nel tempo.

Ecco il comunicato dell’Ingv.

Dal 24 maggio la zona adiacente al Montefeltro, in provincia di Forlì-Cesena, è interessata da un’intensa attività sismica che presenta le caratteristiche di sciame: ossia non c’è una scossa principale con successive repliche, ma le scosse si distribuiscono in maniera casuale nel tempo.

Ad oggi la Rete Sismica Nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha localizzato nella zona circa 640 terremoti, concentrati principalmente in due periodi (24-28 maggio e 3-7 giugno 2011) durante i quali si è verificato oltre il 90% dei terremoti dello sciame. Il terremoto più forte (magnitudo 3.7) è avvenuto alle 00:03 ora italiana del 25 maggio; in totale ci sono stati 13 eventi di magnitudo superiore o uguale a 3, 70 eventi di magnitudo tra 2 e 3, tutti gli altri di magnitudo minore di 2.

Tutti i terremoti registrati hanno l’ipocentro abbastanza superficiale, localizzato tra 5 e 10 chilometri di profondità, e per questa ragione molti sono stati avvertiti dalla popolazione dei comuni di Bagno di Romagna, Verghereto, Santa Sofia e limitrofi.

“L’Appennino tosco-emiliano-romagnolo, scrive ancora l’Ingv,  è interessato spesso da sequenze sismiche delle quali è impossibile prevedere l’evoluzione. Sappiamo dalla storia che in quest’area possono verificarsi anche forti terremoti. Tra i più forti ricordiamo quello che avvenne nel 1584, molto prossimo all’area colpita in questi giorni. In quel caso furono riportati danni valutati fino al IX grado della scala Mercalli (MCS) a San Piero in Bagno, Baroncioni, Ca’ di Bianchi. Un altro evento significativo della regione è avvenuto il 10 novembre 1918 con Intensità MCS fino all’VIII grado (a Corniolo, Galeata, Isola, Mortano, Santa Sofia) e magnitudo stimata in 5.8, mentre diversi terremoti più piccoli sono riportati dai cataloghi negli ultimi 130 anni”.

Secondo la mappa di pericolosità sismica compilata dall’INGV e divenuta riferimento ufficiale dello Stato (Ordinanza PCM 3519 del 2006, pubblicata nella G.U. n.108 del 11/05/2006), la zona interessata dalla sequenza sismica di questi giorni è da considerarsi a pericolosità sismica medio-alta e, di conseguenza, è stata confermata in zona sismica 2. La mappa di pericolosità sismica fornisce una descrizione delle caratteristiche sismiche del territorio italiano ed è utile sia come strumento di conoscenza che a fini ingegneristici e di pianificazione. In sostanza la mappa ci informa sui possibili livelli di scuotimento attesi nelle diverse zone e non fornisce informazioni su quando tali scuotimenti possano verificarsi. Pertanto Il livello di pericolosità descritto dalla mappa è quello rispetto al quale è opportuno essere preparati in ogni momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di sciami o sequenze. La mappa di pericolosità è a tutt’oggi lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione che rappresentano la migliore difesa dai terremoti.

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