Aborto, donna muore in ospedale a Torino dopo aver preso la Ru486

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2014 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA
Aborto, donna muore in ospedale a Torino dopo aver preso la Ru486

Aborto, donna muore in ospedale a Torino dopo aver preso la Ru486

TORINO – Una donna di 37 anni è morta mercoledì 9 aprile all’ospedale Martini di Torino dopo aver abortito con la pillola Ru486. Lo riferisce Marco Accossato sulla Stampa. Si tratta del primo caso in Italia, mentre negli Stati Uniti sono almeno otto le donne morte per la pillola abortiva.

Alla donna di Torino, madre di un altro bambino di 4 anni, era stato somministrato il mifepristone, la sostanza che entro 48 ore massimo interrompe la gestazione, lo scorso 4 aprile. 

Il 6 aprile la signora è andata in ospedale per ricevere l’altro farmaco, la prostaglandina, che provoca le contrazioni uterine che permettono l’eliminazione dell’embrione.

Sia il 4 aprile sia il 6 aprile la donna è stata visitata e sottoposta ad ecografia, e non è stato rilevato nulla di anomalo o sospetto. Ma, scrive Accossato,

“quattro ore dopo l’aborto e la somministrazione di un antidolorifico la signora ha chiesto aiuto: «Non riesco a respirare, manca l’aria». È stata portata in sala visita, le è stato fornito ossigeno, fatto un ecocardiogramma grazie al quale «è stata diagnosticata una fibrillazione ventricolare», cioè un’aritmia che scatena contrazioni irregolari del cuore.

La situazione è precipitata un istante dopo. Si ipotizza un trombo prodotto dalla fibrillazione. «La signora – conferma il dottor Paolo Simone, direttore sanitario dell’Asl To2 da cui dipende l’ospedale – ha perso improvvisamente conoscenza. Il cuore si è fermato, è stato necessario utilizzare il defibrillatore e il battito è ripreso». La situazione pareva arginata, la donna ha ripreso conoscenza, è stata portata in Rianimazione e collegata ai monitor. Alle 22,20, però, l’ha colpita e uccisa una nuova e più grave crisi: inutili i 25 minuti di nuovi tentativi disperati per far ripartire il cuore”.

Ora si attende l’esito dell’autopsia. La famiglia non ha sporto denuncia.

Dopo l’Emilia Romagna, il Piemonte è la regione che ha effettuato nel 2010-2011 più interruzioni volontarie di gravidanza con la RU486.