Adele De Vincenzi, fidanzato ha cancellato messaggi col pusher. Prima o dopo che lei morisse?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Agosto 2017 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA
Adele De Vincenzi, fidanzato ha cancellato messaggi col pusher. Prima o dopo che lei morisse?

Adele De Vincenzi, fidanzato ha cancellato messaggi col pusher. Prima o dopo che lei morisse?

GENOVA – “Nella notte in cui Adele moriva uno dei ragazzi che era con lei ha cancellato i messaggi con il pusher”. Parole banali tipo “Ci si vede?”. “A che ora?”. Quei messaggi (in tutto tre via WhatsApp) sono stati spediti e ricevuti attorno alle nove di sera. Si possono leggere nel cellulare dello spacciatore ma in quello di Sergio Bernardin non ci sono. Cancellati.

Una mossa di autodifesa normale. Ma il dettaglio che fa la differenza è il quando. Lo ha fatto subito dopo aver contattato il pusher? Sarebbe strano perché non sono compromettenti, non si parla né di grammi, né di tipo di droga, né di qualcosa che avrebbe potuto in qualche modo mettere lui o il suo interlocutore nei guai. Resta più probabile, come sono orientati a credere gli inquirenti (una perizia lo accerterà), che invece li abbia cancellati dopo che Adele, la sua amatissima fidanzata, si è sentita male ed è crollata per strada. Quindi: o mentre lei moriva (in quei 40 minuti fra il collasso e l’ultimo battito di cuore) o nelle ore successive, e comunque prima delle sei del mattino, quando gli hanno sequestrato il telefonino.

Come scrive Giusi Fasano per Il Corriere della Sera:

Più passano le ore più sembra complicarsi il quadro delle responsabilità per Sergio e per il suo amico Gabriele Rigotti, arrestati dopo la morte di Adele De Vincenzi, uccisa da una delle dosi di ecstasy comprata dopo lo scambio di quei messaggi. Nell’ultima serata di Adele, che aveva 16 anni, c’erano Sergio, Gabriele e la migliore amica di lei, una ragazzina sua coetanea che è la fidanzata di Gabriele. Dopo l’udienza di lunedì per la convalida dell’arresto, tutti e due speravano nei domiciliari ma il gip Nicoletta Bolelli ha deciso invece di accogliere le richieste della procura e ha confermato il carcere ipotizzando che Sergio e Gabriele potrebbero tornare a commettere i reati di cui sono accusati (spaccio e morte come conseguenza di altro reato) e perché potrebbero inquinare le prove. Il loro comportamento, dice in sostanza il giudice, «fa dubitare della loro capacità di ravvedimento, autocontrollo e di riflessione sulla gravità del fatto». E i riferimenti sono soprattutto per quelle ore tragiche fra il momento in cui Adele crolla per strada e quello in cui muore.