Coronavirus, a Sciacca le prime condanne per violazione delle norme del decreto

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2020 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, a Sciacca le prime condanne per violazione delle norme del decreto

Coronavirus, a Sciacca le prime condanne per violazione delle norme del decreto (Foto Ansa)

SCIACCA (AGRIGENTO)  –  C’è già una prima condanna per violazione delle misure previste nel decreto del presidente del Consiglio per frenare l’epidemia di coronavirus. Il tribunale di Sciacca ha emesso due decreti penali di condanna per 1.200 euro di multa l’uno a carico di due persone accusate di aver violato le disposizioni governative per il contenimento del coronavirus. 

Ai due imputati è andata anche relativamente bene, perché le condanne in questi caso possono arrivare fino al carcere. Ricordiamole.

ARRESTO FINO A 3 MESI O MULTA FINO A 206 EURO – Scattano ad esempio per chi esce di casa senza un valido motivo o continua a tenere aperta un’attività. Le misure si applicano quindi se non si rispettano i provvedimenti delle autorità, come sancito dall’articolo 650 del codice penale, in riferimento a norme imposte “per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica o di ordine pubblico o d’igiene”.

RECLUSIONE FINO A 2 ANNI – E’ quanto rischia chi esce di casa senza un valido motivo e nell’autocertificazione scrive che ad esempio sta andando dal medico o al lavoro, ma non è vero. In quel caso, il reato contestato è di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico come prevede l’articolo 483 del codice penale. La Cassazione assimila l’autocertificazione a un atto pubblico, anche se questo proviene da un privato ed è scritto di proprio pugno. In aggiunta, ai trasgressori sarà contestata anche la violazione dell’articolo 650 del codice penale sulla “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità”.

RECLUSIONE FINO A 5 ANNI – Scatta in caso di delitti colposi contro la salute pubblica. E’ la definizione di reato previsto dall’articolo 452 del codice penale. Stabilisce che chiunque provoca un’epidemia diffondendo germi patogeni, sarà punito con la reclusione da uno a cinque anni.

RECLUSIONE DA 6 MESI AD UN MASSIMO DI 12 ANNI – Sono le varie sanzioni previste in caso di lesioni personali dolose. E’ il reato disciplinato dall’articolo 582 del codice penale. Ad esempio chi, contagiando volontariamente con il virus, provoca una lesione a qualcuno da cui deriva una malattia fisica o mentale, è punito con la reclusione da 6 mesi a tre anni se la malattia non dura più di 20 giorni. La reclusione sarà, invece, da 3 a 7 anni, se la malattia conseguente mette in pericolo la vita della persona o se provoca un’incapacità a lavorare per più di 40 giorni. L’ipotesi estrema impone la reclusione tra 6 e 12 anni, se la lesione dovesse provocare la perdita di un organo. E’ il caso di una complicazione o di asportazione di un polmone, post infezione da coronavirus. 

RECLUSIONE NON INFERIORE A 21 ANNI – E’ la sanzione più pesante perché fa capo all’ipotesi di omicidio, come prevede l’articolo 575 del codice penale. Scatta per chi ad esempio sa di essere contagiato da coronavirus, dovrebbe stare in quarantena e invece esce di casa o dal luogo di isolamento forzato. Idem per chi scappa da un ospedale, sapendo di essere malato, e infetta altre persone. In entrambi i casi, il reato si applica se da quei comportamenti segue la morte per contagio. (Fonte: Ansa)